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Il castello di Barletta fu costruito in epoca normanna, e appare per la prima volta in un documento del 1202. Del periodo normanno, che si concluse con la morte di Tancredi, cugino di Guglielmo II, nel 1194, oggi resta solo la torre a sud-est, cimata e inglobata durante gli interventi cinquecenteschi nella cortina meridionale della struttura spagnola. Il restauro del castello avvenuto negli anni ottanta, vista l'inaccessibilità diretta della torre, ne ha permesso la visibilità interna mediante il recupero di una bucatura a piano terra. Con l'arrivo degli Svevi e, in modo particolare di Federico II, vennero apportate modifiche alla struttura: si pensi alla costruzione della sua “domus” sull'ala est, caratterizzata da ricche decorazioni architettoniche. Infatti, prima del 1224, anno in cui viene promossa la costruzione dell'ala federiciana del castello, il complesso castellare si presentava irregolare ed asimmetrico, lontano dalla consuetudine costruttiva dei forti federiciani. Ampie testimonianze si hanno, invece, dell'intervento angioino: i lavori, decisi da Carlo I nel 1269, si protrassero per diversi anni, fino al 1291, e videro l'intervento dell'architetto regio Pierre D'Angicourt, lo stesso che ampliò il castello di Lucera. In questa occasione si ristrutturarono il corpo di rappresentanza regia ed il palazzo, si costruì la cappella e si rafforzò militarmente il complesso costruendo una cinta muraria con una torre rotonda posta ad angolo. Gli Aragonesi intervennero tra il 1458 ed il 1481, rafforzando la cinta muraria e successivamente, per ordine di Carlo V, il castello assunse la configurazione ad impianto simmetrico con quattro bastioni angolari a lancia ed aperture di fuoco disposte radialmente e lungo le cortine, adeguandosi ai canoni di fortificazione dell'epoca. Il progetto è attribuito all'ingegnere militare Evangelista Menga. Con la pace di Cambrai del 1529, il castello e la città di Barletta passarono nelle mani dell'imperatore Carlo V d'Asburgo, nipote di Ferdinando II di Aragona. Questi diede inizio ai lavori di adeguamento del castello ai canoni costruttivi del tempo. Sotto la guida degli Asburgo il castello subì una profonda trasformazione, finalizzata ad un adeguamento del sistema difensivo e dettata dall'evoluzione delle tecniche belliche che prevedevano l'uso della polvere da sparo e dei cannoni. La logica costruttiva cinquecentesca, in effetti, prevedeva castelli non più elevati in altezza, con torri d'avvistamento difficili da scalare, ma opere solide e particolarmente imponenti, solitamente circondate da ampie aree pianeggianti per un più efficace controllo nemico da terra; Carlo V mise così in atto un intervento di ispessimento murario fino ad una sezione di dimensioni comprese tra i sette e i dodici metri e di inglobamento delle vecchie strutture: quelle angioine vennero incamiciate in quelle di nuova costruzione mentre tutte quelle parti che non ottemperavano l'idea di grandiosità e simmetria furono abbattute. I lavori si protrassero inizialmente dal 1532 al 1537 e poi furono proseguiti dai suoi successori fino al 1598 ed ebbero come tema principale la realizzazione dei quattro bastioni angolari. Venne rinforzata la zona verso la città, più esposta a possibili attacchi, si intervenne sul lato di levante, sullo spigolo sud-est e sulle cortine murarie. A questa fase dei lavori fa riferimento la lapide posta sull'ingresso del castello, sormontata dallo scudo di Carlo V e recante la data 1537, interpretata erroneamente come la data di completamento dell'edificio, che tale non può considerarsi valutando i tempi di costruzione che la mole del castello richiedeva. Tra il 1552 ed il 1559 i lavori riguardarono essenzialmente le opere di difesa. Altri interventi si sono susseguiti nel corso dei secoli fino ai recenti lavori di restauro, iniziati nel 1970 nel 1987. All'interno del castello troviamo, oggi, un lapidarium, un'esposizione permanente di armi ed oggetti dell'antico artigianato, uno spazio destinato alle mostre temporanee, una sala convegni con relative attrezzature, una sala di rappresentanza del Comune, una esposizione di alcuni fondi pittorici importanti del Museo Civico, la sede dell'Azienda di Soggiorno e Turismo e, infine, la Biblioteca Civica.
- M. Grisotti, Barletta. Il Castello. La storia, il restauro., Barletta. Il Castello. La storia, il restauro., , Bari: Adda Editore, 1995
Scheda
- BTBIC000024
Tipologia del bene
Tipo: Castello (ambito urbano)
Criterio Identificazione: La struttura è stata identificata nella categoria del castello poiché rispetta i canoni tipologici della suddetta categoria; inoltre, hanno contribuito a confermare l'analogia tipologica anche i dati bibliografici e le fonti d'archivio.
Funzione:
- Difensiva/militare
- Abitativa/residenziale
- Produttiva/lavorazione/artigianale
- Sacra/religiosa/culto
Condizione Giuridica
Proprietà Stato
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Tipo: Soprintendenze ambito archeologico
Ente: Sop. Archeologia Puglia
Ruolo: Tutela
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Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: Tutela e valorizzazione
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Bene composto [è riutilizzato da] - Sito
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Bene composto [è riutilizzato da] - Sito
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Relazione urbanistico ambientale [è in relazione urbanistico ambientale con] - Luogo della cultura
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elemento contenuto in - Sito
Periodo:
- Età medievale (generico)
- Età moderna (XVI -XVIII secolo)
- Età contemporanea (XIX-XXI secolo)
Motivazione:
- Analisi delle strutture
- Bibliografia
- Fonte archivistica
- Restaurato
Criterio di perimetrazione: Il perimetro è stato tracciato includendo ogni corpo di fabbrica facente parte del complesso e segue, grossomodo, i limiti del fossato del castello.