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La nascita del Museo Civico di Barletta risale al 1898 con la donazione di vasi antichi da parte del barlettano Francesco Saverio Vista. Dieci anni dopo, alla collezione archeologica si sono aggiunti una piccola quadreria con 28 esemplari tra stampe, tele, fotografie e disegni, un lapidario di 32 pezzi, un piccolo gruppo di oggetti in metallo, un medagliere di parecchie centinaia di monete. Il salto di qualità avviene nel 1914 con la donazione delle opere di Giuseppe De Nittis, seguita nel 1925 dalla donazione di Giuseppe Gabbiani. Il Museo Civico sistemato con la Biblioteca Comunale al piano superiore del Teatro Curci, si avvia a diventare un “magnifico insieme di Arte Contemporanea” che nel 1928 troverà una sede autonoma nell’ex convento dei Frati Domenicani. Malgrado l’inadeguatezza dei locali in cui si affastellano gli oggetti più disparati, dai reperti antichi, alle armi, alle oreficerie esposti all’interno di grandi vetrine senza alcun criterio sistematico di allestimento, il museo continua a crescere con l’acquisizione delle opere di Raffaele Girondi e Vincenzo De Stefano. Il 1936 è l’anno della donazione Cafiero. La raccolta, proveniente da Firenze, gode di una certa fama come è testimoniato da numerosi articoli apparsi su riviste e quotidiani del tempo; il Comune concede subito i fondi richiesti per allestire le collezioni nel convento di S. Domenico, ma nonostante le buone intenzioni dell’Amministrazione, la tanto attesa apertura tarda ad arrivare e Ferdinando Cafiero muore nel 1946 senza aver visto le sue collezioni catalogate ed esposte. Seguono gli anni della guerra, il trasferimento delle raccolte a Castel del Monte, le successive precarie sistemazioni, le dispersioni, il degrado cui vanno incontro molti materiali costretti in ambienti umidi e malsani, fino all’esposizione parziale, negli anni ’90 del 1900, di parte del patrimonio d’arte nel restaurato Castello Aragonese ed al trasferimento, nel 2006, delle opere della Collezione “De Nittis” destinate a costituirsi in una distinta istituzione museale nella sede definitiva della Pinacoteca Giuseppe De Nittis all’interno l prestigioso Palazzo Della Marra. L’allestimento inaugurato nel 2010 e integrato con successivi interventi nel 2013 e nel 2018 all’interno del Castello, consta di due percorsi: le Gallerie del primo piano in cui sono esposte le opere d’arte pittoriche databili fra il 1400 e il 1900, provenienti dalle donazioni comunali, ed una selezione dei materiali della donazione di Ferdinando Cafiero e il Lapidarium con reperti archeologici di età magno greca, medioevale e inerenti la storia della Città. Il Museo Civico espone una selezione del suo ricco patrimonio d’arte giunto al Comune di Barletta attraverso acquisizioni e raccolte di illustri cittadini. Fra questi Giuseppe Gabbiani, Vincenzo De Stefano, Raffaele Girondi e Ferdinando Cafiero. Esso è organizzato in tre sezioni: la Galleria Antica, la Galleria dell’Ottocento, la Galleria di Ferdinando Cafiero. La Galleria Antica comprende più di trenta opere databili fra la fine del 1400 e la seconda metà del 1700, principalmente provenienti dal lascito di Giuseppe Gabbiani. Durante il lungo soggiorno a Napoli, Gabbiani colleziona e acquista opere di grande valore, oggi finalmente esposte al pubblico: quattro olii di Francesco De Mura, due di Francesco Solimena e di Andrea Vaccaro, uno di Luca Giordano, Cesare Fracanzano e Andrea Belvedere, oltre ai dipinti di Giuseppe Recco, Giambattista Tiepolo, Mattia Preti, Anton Raphael Mengs. A questi si aggiungono i soggetti sacri di Giacinto Diano e profani di Giuseppe Bonito. Tra i temi iconografici più rilevanti, la Madonna con il Bambino, esemplificato dai dipinti del Maestro della Santa Barbara a Matera, e da quelli di Scuola raffaellesca e leonardesca; la natura morta è rappresentata dalle opere di Giuseppe Recco e Andrea Belvedere, noti interpreti dell’arte seicentesca dei fioranti. Al Barocco si collegano le opere a carattere religioso firmate da Luca Giordano così come l’iconografia della Maddalena nei dipinti di Andrea e Nicola Vaccaro. Altrettanto imponente, al termine del percorso, il nucleo di opere dedicate al Settecento, esemplificato da artisti come Francesco Solimena e Francesco De Mura. Anton Raphael Mengs e Francesco Solimena chiudono la Galleria Antica e consentono una riflessione sul tema della pittura di corte: entrambi ritraggono Carlo III di Borbone, restituendo due diverse immagini ufficiali del sovrano. La Galleria dell’Ottocento annovera oltre settanta dipinti e nasce da un’altra consistente parte della donazione di Giuseppe Gabbiani e dai lasciti e acquisizioni di opere di Vincenzo De Stefano e Raffaele Girondi. L’esposizione rappresenta l’occasione per conoscere la produzione di tre artisti barlettani, quasi contemporanei di Giuseppe De Nittis e tutti allievi del maestro Giambattista Calò e per comprendere i loro differenti percorsi di vita e di arte. Grazie alla rete di relazioni professionali e alle amicizie consolidate negli anni vissuti a Napoli, Gabbiani ha incrementato la propria collezione con opere degli esponenti a lui contemporanei della scuola napoletana: nelle sale dedicate all’artista oltre alle opere autografe è così possibile ritrovare i linguaggi artistici, tra gli altri, di Francesco Paolo Michetti, Gioacchino Toma, Francesco Paolo Netti, Edoardo Dalbono, Vincenzo Irolli, Filippo Palizzi, Michele Cammarano, Nicola Ciletti, Pio Joris, Luca Postiglione. Nel nucleo di opere di Vincenzo De Stefano il percorso artistico si sofferma sui bellissimi nudi femminili, i disegni plastici e il paesaggio. I dipinti dell’ultima sala, dedicata a Raffaele Girondi, documentano la pittura dell’artista più fedele alle sperimentazioni sul paesaggio dal vero, colto nelle campagne barlettane, nelle vedute veneziane, negli ambienti parigini. Una sottolineatura meritano i disegni a sanguigna realizzati durante gli anni di studio a Roma presso l’Accademia di San Luca. L’ultima sezione comprende invece una consistente parte degli oggetti raccolti e poi donati alla città di Barletta da Ferdinando Cafiero. L’esposizione dà spazio a diverse tipologie di materiali: oggetti in legno, argento, ferro, bronzo, rame, marmo, ceramica, terracotta, dipinti, stampe e incisioni. A cinque anni di distanza dal primo intervento di sistemazione nel 2013, il lapidarium è stato rinnovato nel 2018 offrendo al visitatore un rinnovato apparato didattico ed espositivo con l’inserimento di nuovi eccezionali materiali architettonici ed epigrafici. I reperti fanno parte della collezione di lapidei pervenuta al Museo nella prima metà del ‘900, nella quale sono confluiti pezzi eccezionali come la lastra degli Apostoli, quelle dei Cavalieri, il busto di Federico II e, per la prima volta visibili nel nuovo percorso, l’iscrizione dalla porta urbica di San Leonardo e gli stemmi cittadini e imperiali.
Tipologia prevalente: Museo, galleria non a scopo di lucro e/o raccolta
- Sito Web: www.barlettamusei.it
- Email: polomuseale.segreteria@comune.barletta.bt.it
- Telefono: 0883578613
Scheda
- BTLDC000005
Condizione Giuridica: Detenzione Ente pubblico territoriale
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Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: Tutela
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Tipo: Comune
Ente: Comune di Barletta
Ruolo: Gestore