Museo diocesano di Bari

Il Museo diocesano di Bari, istituito nel 1981 da mons. Mariano Andrea Magrassi o.s.b., ebbe nella strutturazione iniziale (1983-1995) il compito di raccogliere e custodire tutti quei beni storico-artistici della Cattedrale e di edifici di culto, non più inseribili nei contesti originari. Tali beni sono una parte di quel “patrimonio culturale” che il Museo diocesano vuole valorizzare per narrare le vicende di una comunità cristiana guidata dai suoi vescovi. Il percorso attuale fu inaugurato negli anni 1996-1998 e presenta il racconto della chiesa Cattedrale, dalle caratteristiche della fabbrica alla sua missione liturgico-catechetica. Il percorso museale si compone di sei sale, suddivise per genere artistico e a sua volta in ordine cronologico: lapidario, dipinti, argenti, codici liturgici Exultet e Benedizionale, paramenti. Una successiva fase di progettazione (2009) e allestimento è stata voluta da mons. Francesco Cacucci con un’ampliamento dell’area espositiva. Un primo lotto di lavori (2010-2015) ha reso fruibile opere dell’età moderna, con un’attenzione ai principi odierni della conservazione e della comunicazione delle stesse opere. Un ulteriore tassello si sta per attuare con la valorizzazione e la fruizione dei codici liturgici medievali degli Exultet e del Benedizionale. Il Museo diocesano, all’interno del centro storico di Bari, è posizionato al primo piano dell’Episcopio. La sede, attigua alla Cattedrale, costituisce il simbolo di uno dei due poli della storia della città, quello latino rispetto a quello orientale, rappresentato oggi dalla Basilica di San Nicola. Il palazzo arcivescovile pur avendo elementi dell’impianto della fabbrica medievale ha ricevuto ulteriori rifacimenti nei secoli XVII-XVIII. L’intervento più emblematico a livello storico-artistico è quello settecentesco. La facciata con il suo terrazzo è opera dell’architetto napoletano Domenico Vaccaro, costituendo uno dei segmenti artistici di età barocca del capoluogo barese. Il prospetto del terrazzino con la serie dei busti marmorei, all’interno del cortile dell’episcopio, è un’inserzione inaspettata per il visitatore. Le sale attuali del primo piano furono rivisitate nella prima metà del novecento, per comporre la zona nobile in cui il vescovo incontrava ufficialmente i suoi ospiti. Il visitatore nel percorso ritrova tutti gli elementi per approfondire le vicende della chiesa Cattedrale, luogo di educazione alla fede da parte della sua guida. Il primo tassello è costituito dal lapidario medievale che presenta i frammenti di plutei, di capitelli, di lastre tombali, di un ciborio, manufatti erratici dal VI al XIV secolo. Essi danno la possibilità di narrare le vicende della fabbrica con i suoi rifacimenti, assieme alla conoscenza di artisti come Anseramo da Trani e Peregrino da Salerno. Le opere pittoriche presentano l’iconografia sacra, per lo più di opere provenienti dalle chiese di ordini religiosi impiantati nell’area urbana della città vecchia di Bari. Gli artisti rappresentati sono testimoni dell’applicazione dei canoni tridentini nell’età barocca. Si possono visionare opere di autori come Andrea Bordone, Giovanni Battista Lama, Andrea Vaccaro, Andrea Miglionico, Nicolò De Filippis, Corrado Giaquinto (scuola), Jusepe de Ribera (scuola), Ippolito Borghese (scuola), Carlo Rosa. Altri esempi emblematici sono quelli realizzati con pittura ad olio su tavola: come l’Odegitria (1533) dello Z.T., l’iconografia di San Mauro (XVII sec.) e della Madonna degli Alemanni (XIV sec.). Una testimonianza differente è la collezione “Anastasio Filieri” costituita da icone russe e provenienti dai paesi slavi, databili nell’800 e ‘900. Il fulcro centrale della collezione museale è dato dai quattro codici liturgici medievali (XI-XIII secolo) degli Exultet e del Benedizionale. Essi rappresentano un unicum nella produzione libraria nell’area beneventana del Sud Italia e in particolare della città di Bari. La forma scelta nella trasmissione è quella del rotolo, utilizzato nella liturgia del sabato santo per il canto del preconio pasquale. La particolarità è data, a differenza di rotoli liturgici presenti nelle comunità greche, dalla loro ricca ornamentazione e illustrazione. Un diacono, dall’alto dell’ambone, eseguiva il canto dell’inno, svolgendo dall’alto verso il basso il rotolo, illustrato – almeno a partire dai testimoni baresi – nel senso inverso della scrittura, per essere da tutti visibile e comprensibile. I rotoli baresi si compongono di un ciclo figurativo con illustrazioni liturgiche, scene storiche e richiami a temi iconografici d’influenza orientale. La particolarità della scrittura è data dalla tipizzazione barese del particolarismo grafico della beneventana, prodotta nei due scriptoria della città. Altresì la notazione musicale beneventana assume nei rotoli baresi delle differenze di esecuzione. La particolarità di tali codici identifica un’età della città di Bari, quella in cui assurge al ruolo di catapanato d’Italia (982-1071). Un ulteriore tassello nella collezione museale è rappresentato dai manufatti in argento e dai parati liturgici. Degni di nota sono la stauroteca dell’XI secolo, il busto reliquario di San Donato del XIV secolo di manifattura dalmata, la custodia degli olii santi del XV secolo. Ulteriori pezzi di manifattura napoletana, romana e di Augusta connotano la sala del tesoro. I parati commissionati dai diversi arcivescovi baresi permettono di raccontare l’arte del tessuto con tipologie di stoffe del centro e sud Italia.

Prevalent typology: Museo, galleria non a scopo di lucro e/o raccolta

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Codice Carta Beni Culturali Regione Puglia
  • BALDC000021

Legal Condition:  Detenzione Ente religioso cattolico

  • Type: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio

    Body: SABAP-BA (Archite-BA-Pae)

    Role: Tutela

  • Type: Ente ecclesiastico o religioso

    Body: Diocesi di Bari

    Role: Proprietario

  • Type: Brochure

    Name: Museo diocesano Bari

    Description: Presentazione collezione museale

    Acquisition mode: Gratuito