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L'edificio, noto anche come Santa Maria Iconavetere, è frutto della stratificazione di diverse fasi costruttive: dalla fondazione, nel XII sec., al rifacimento barocco e alla ricostruzione seguita ai danni provocati dal terremoto del 1731. La chiesa nasce come matrice del nuovo insediamento di Foggia, che si sviluppa attorno ad essa; nonostante la rilevanza politica del centro, essa divenne diocesi nel 1855. Il complesso si articola in chiesa, cripta e campanile. Una chiesa dedicata a sancta Maria de Fogia (ovvero de Focis) è documentata nell’ultimo decennio dell’XI secolo e, secondo la tradizione, sarebbe stata fondata da Roberto il Guiscardo. L'attuale edificio, con tutta probabilità, sorge sullo stesso sito e conserva alcune parti romaniche, riferibili alla fabbrica che, secondo una perduta epigrafe, venne fondata nel 1172, durante il regno di Guglielmo il Buono. Le parti medievali sono il registro inferiore con il cornicione marcapiano (conservati integralmente), il secondo registro della facciata, sebbene manomesso, e la parte bassa dei fianchi. L'esterno dell'edificio, con paramento murario, a blocchi ben squadrati di pietra calcarea, presenta una decorazione architettonica costituita da un partito di arcate cieche, animate da oculi e losanghe, e un cornicione marcapiano riccamente ornato di sculture. La tipologia trova confronti in alcune importanti fabbriche coeve (ed. la cattedrale di Troia). La ricca decorazione plastica fu realizzata in varie fasi da scandire fra XII e XIII secolo, mostrando tangenze con importanti correnti scultoree, come quella del romanico abruzzese e la cosiddetta “scuola di Foggia”, attiva anche presso il palazzo di Federico II. L'interno, in origine suddiviso in tre navate, è ad aula e appare completamente modificato in epoca barocca, non mostrando alcuna traccia degli arredi medievali (dei quali solo una piccola parte è conservata nel Lapidario del Museo Civico). Nella seconda metà del XVII sec. furono abbattuti i colonnati e fu completamente modificato il presbiterio: la pianta appare a croce, con un coro poligonale, nel quale furono collocati stalli lignei, in luogo dell’abside sporgente. A destra del presbiterio fu eretta la cappella dell’Iconavetere o Madonna dei Sette Veli che, entro un sontuoso altare (che ingloba colonne in verde antico provenienti dal palazzo di Federico II), ospita l’omonimo dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino (databile tra fine XI e inizi del XII secolo), che in accordo alla devozione è celato da stoffe. La tavola viene solennemente condotta in processione (22 marzo e 15 agosto) entro una teca d’argento, opera di D.A. Vinaccia (1691). All’inizio del XVIII sec., in posizione speculare venne eretta un’altra cappella nella quale fu collocato il Crocifisso di Pietro Frasa (1711), insieme alla sua sepoltura. L’aspetto attuale, con i prospetti interni decorati da finti marmi contornati da stucchi, una serie di altari laterali riccamente realizzati in marmi policromi e abbelliti da statue, le cappelle della Pietà e dei Santi Guglielmo e Pellegrino alle estremità dei bracci del transetto e la sontuosa macchina dell’altare maggiore si deve ai restauri resi necessari dai danni provocati dal terremoto del 1731. L’attuazione di tali interventi fu affidata ad alcuni noti artisti napoletani: l’architetto Giuseppe Astarita, gli scultori Pasquale Cartolano, Pasquale Sebastiano, Giuseppe Sanmartino e Giacomo Colombo (autore delle statue lignee dell’Immacolata e di San Giuseppe, 1721 ca.), i pittori Paolo De Majo (autore di una Pietà, 1771) e Francesco De Mura (autore del San Pellegrino morente sorretto dal padre Guglielmo, 1741 e dal grande telero posto sulla controfacciata con la Moltiplicazione dei pane e dei pesci, 1771). In tale occasione venne, altresì, modificato il registro superiore della facciata, con la costruzione di un finestrone mistilineo (al posto del rosone medievale) e la realizzazione del secondo cornicione marcapiano e del coronamento a timpano. La decorazione dell’interno fu completata in epoca contemporanea a seguito di interventi di restauro resi necessari dai danni provocati dalla caduta di un fulmine nel 1926. Guido Grilli dipinse i quattro tondi degli Evangelisti e i ritratti dei profeti Geremia ed Isaia (1929) mentre, su disegni dell’arch. Guido Milone, vennero realizzate le vetrate istoriate con episodi della storia della stessa collegiata (1932).
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Scheda
- FGBIC000001
Tipologia del bene
Tipo: complesso - cattedrale
Criterio Identificazione: Dati bibliografici
Funzione:
- Sacra/religiosa/culto
Condizione Giuridica
Proprietà Ente religioso cattolico
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Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: tutela
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elemento contenuto in - Sito
Periodo:
- Basso Medioevo (XI-XV secolo)
- Età moderna (XVI -XVIII secolo)
- Età contemporanea (XIX-XXI secolo)
Motivazione:
- Analisi delle strutture
- Analisi stilistica
- Bibliografia
Cronologia specifica:
Dal: XII sec.
- Conservato parzialmente
- Restaurato
- Ricostruito
Criterio di perimetrazione: Perimetrazione sulla base dell'ingombro delle strutture