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Il centro urbano di Taranto viene fondato alla fine dell'VIII secolo a.C. (nel 706 a.C., secondo le fonti) da coloni greci provenienti da Sparta, sul luogo del preesistente insediamento indigeno. L'interpretazione delle fonti antiche relative alla fondazione della città ha per lungo tempo fatto ritenere che i coloni si fossero stanziati prima a Saturo, a SE di Taranto, occupando solo successivamente il promontorio su cui poi sorse la città; tuttavia la lettura complessiva dei dati archeologici, uniti ad una revisione critica delle fonti, induce a ritenere che tutta la fertile piana costiera del tarantino sia stata occupata contestualmente, dando origine probabilmente a più comunità di villaggio (quali Saturo, L'Amastuola, Monte S. Elia) e che in questo processo di espansione all'insediamento sull'acropoli sia stato assegnato il ruolo di epicentro. Le informazioni sulle fasi di vita più antiche della colonia sono ancora molto scarse. L'insediamento originario comprendeva certamente l'acropoli (cioè la penisola, ora isola, su cui sorge l'attuale Città Vecchia) e, forse, anche la parte occidentale del plateau orientale (ad est dell'attuale Canale navigabile), dove è probabile che sin dall'inizio si trovasse l'agorà. Tale ipotesi deriva dalla possibilità di leggere l'estensione dell'abitato in negativo rispetto alle aree di necropoli, meglio note, che sembrano disporsi grosso modo a partire da una fascia che, dal termine settentrionale dell'attuale via Acclavio, scende in direzione SE fino a ad arrivare a piazza Maria Immacolata. Dall'inizio del VI sec. a.C. la comunità sembra impegnata in un processo di monumentalizzazione che riguarda principalmente l'acropoli. Questa sembra essere stata difesa sul salto di quota settentrionale e sul fronte orientale da una cinta difensiva in opera quadrata, di cui sono stati rinvenuti settori a Palazzo Delli Ponti e a Largo S. Martino e i cui materiali sembrano essere stati reimpiegati nelle successive fortificazioni medioevali caratterizzate dal medesimo percorso (tratti della Discesa del Vasto e del Castello Aragonese). All'estremità occidentale sorge un complesso monumentale sacro incentrato su un tempio dorico periptero realizzato già nel VI secolo, ma ampliato e ricostruito nella prima metà del V sec. a.C.; ne sono visibili le imponenti sostruzioni in opera quadrata notevolmente conservate in altezza e inglobate nel podio di sostegno della chiesa di S. Domenico e nell'area del vicino convento (peristasi settentrionale). A Largo S. Martino è stata rinvenuta una struttura quadrangolare, forse di carattere insediativo, pertinente alle prime fasi di vita della colonia e obliterata in seguito alla creazione di un ampio spazio aperto antistante al tempio dorico di S. Domenico. Alla fine del primo quarto del VI sec. a.C. si data la realizzazione del tempio arcaico di Piazza Castello, che è dunque il più antico dei grandi templi in pietra di tutta la Magna Grecia. L'abbattimento delle strutture medioevali che lo occultavano ha permesso di individuare, per c.a 50 m di lunghezza, la fondazione (stilobate) a due gradini, del colonnato settentrionale (che sosteneva, più di tredici colonne), riconoscendone anche l'angolo NO. Del lato meridionale del colonnato invece, sono state scoperte alcune tracce alla fine del secolo scorso. L'edificio, tradizionalmente attribuito a Poseidone, era dedicato probabilmente ad una divinità femminile, forse Persefone. Sempre relative già al primo impianto della colonia spartana sono le due aree sacre extraurbane di Fondo Giovinazzi e del Pizzone, utilizzate rispettivamente a partire dalla fine del VI e del VII sec. a.C. Del santuario di Fondo Giovinazzi, caratterizzato da un numero impressionante di stipi votive, è ignota la divinità titolare; il luogo di culto ubicato in loc. Pizzone, nell'area del promontorio che domina la costa di Mar Piccolo, era dedicato a Persefone-Gaia (culto di origine spartana). È probabile inoltre che già a questa fase compresa tra la metà del VI e gli inizi del V sec. a.C. si possa datare la realizzazione di un impianto urbano di tipo ortogonale, i cui assi principali sono in parte coincidenti con quelli di epoca successiva: un indizio in tal senso è costituito dalla l'organizzazione della necropoli, che sembra disposta in modo da rispettare un sistema di assi regolari e di orientamento omogeneo. Per questa fase è inoltre possibile localizzare un ampia zona destinata alla produzione della ceramica e ubicata grosso modo ad est del quartiere borgo, nell'area attualmente occupata dall'Ospedale civile “SS. Annunziata”, dal Genio Civile (via Dante – via T. Minniti), Piazza Marconi, via Gorizia, via Monfalcone, via T. Minniti, via Leonida. La necropoli relativa alla città del VI secolo a.C. si estendeva grosso modo ad est dell'attuale piazza Maria Immacolata, per arrivare fino all'attuale via Marche, alla attuale periferia orientale del quartiere Borgo, nella zona del Tribunale nuovo. La pratica funeraria più diffusa è quella dell'inumazione in tombe a fossa ricavate nel terreno o nel banco roccioso e ricoperte da lastroni (affiancata solo per la prima fase di vita della colonia da alcune sporadiche incinerazioni). Tipiche della cultura funeraria tarantina di età arcaica sono le monumentali tombe a camera, in parte scavate nella roccia ed in parte costruite in opera quadrata, che rappresentano una consuetudine abbastanza singolare nell'ambito della cultura funeraria greca. Tali ipogei, privi di corridoio di accesso (dròmos), sono caratterizzati da una copertura in pietra sostenuta da colonne doriche (da una a quattro) ed imitano l'andrèion, cioè l'ambiente che nelle abitazioni greche era destinato alla pratica del banchetto ed ad altre attività “maschili”; è evidente che tali sepolture sono riferite ai ceti aristocratici della città, che ostentano il loro ruolo anche tramite l'esibizione di ricchi corredi funerari, che fanno riferimento all'attività atletica (tipica della formazione dei ceti nobili). Sempre per questa fase nell'area della necropoli si sono rinvenuti numerosi elementi architettonici in terracotta, pertinenti al rivestimento della copertura lignea di templi di piccole dimensioni e di incerta funzione, di cui solo in un caso si sono riconosciute le strutture di fondazione (nell'area dell'Ospedale Civile).
Definizione Ambito Culturale:
- Dato non disponibile
- Lippolis E., Taranto: forma e sviluppo della topografia urbana, Atti di Taranto, XLI, : , 2001
- Lo Porto F.G., Topografia antica di Taranto, Atti del Convegno di Studi sulla Magna Grecia,1970
- Lippolis E., Lippolis E. a cura di, Il problema topografico, Taranto la necropoli: aspetti e problemi della documentazione archeologica tra VII e I sec. a.C. Catalogo del Museo nazionale Archeologico di Taranto III, 1,, III,1, Taranto: , 1994
- De Juliis E.M., Taranto (serie: Città della Magna Grecia), Taranto (serie: Città della Magna Grecia), , Bari: , 2000
- Rizzo L., Il Tempio Dorico di Taranto, Il Tempio Dorico di Taranto, , Taranto: , 1998
- D'Angela C., Taranto: dall’acropoli al Kastron, ArchStorPugl, 49, Bari: , 1999
- Garaffo S., Culti greci in Occidente I. Taranto, Culti greci in Occidente I. Taranto, , Taranto: , 1995
Scheda
- TABIS001590
Tipologia del bene
Tipo: Civitas
Funzione:
- Abitativa/residenziale
- Produttiva/lavorazione/artigianale
- Sacra/religiosa/culto
- Pubblica
- Servizio
Condizione Giuridica
Dato non disponibile
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Tipo: Ente MiBAC
Ente: Segr. Reg. BBCC Puglia
Ruolo: Valorizzazione
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Tipo: Soprintendenze ambito archeologico
Ente: Sop. Archeologia Puglia
Ruolo: Tutela
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Tipo: Ente MiBAC
Ente: Polo Museale della Puglia
Ruolo: Valorizzazione
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elemento contenuto in - Sito Pluristratificato
Periodo:
- Prima età del Ferro (1.000-700 a.C.)
- Età Classica (V-IV sec. a.C.)
Motivazione:
- Bibliografia
Cronologia specifica:
Dal: VIII a.C. Al: V a.C.
- Conservato parzialmente
Criterio di perimetrazione: Carta tecnica regionale
Tipo Fruibilità: Area archeologica