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In epoca aragonese la signoria di Sant’Agata passa alla famiglia Orsini di Gravina, che trasformano il castello in residenza ducale e provvedono alla costruzione di alcune strutture sacre come il convento dell’Annunziata per i Frati Minori Francescani (oggi di Sant’Antonio), eretto nel 1443 inglobando la preesistente chiesa, e l’ampliamento della chiesa di San Nicola, di impianto normanno. Nel 1557 la cinta muraria è rafforzata da Garcia da Toledo in funzione difensiva contro i Francesi. Nel 1576, la signoria è venduta per 36.000 ducati ai Loffredo, marchesi di Trevico e già proprietari del casale di San Pietro d’Olivola, che rimarranno a Sant’Agata fino alla metà dell’800 quando, attraverso il matrimonio con l’ultima erede Maria Luisa, il possedimento passerà al marchese di Monforte Francesco di San Felice. Durante il loro marchesato, i Loffredo contribuiscono alla definitiva trasformazione del castello in residenza (vi allestiscono anche un teatro) e promuovono nuove opere pie e religiose quali la costruzione della chiesa e del convento dei Virginiani di Santa Maria delle Grazie, tra il 1519 e il 1520, e del convento di San Carlo (distrutto nel XX secolo). La chiesa di San Nicola viene arricchita di arredi, stucchi e pregevoli pale d’altare, delle quali la più notevole è la Madonna di San Gaetano, opera di Pacecco De Rosa. Pregevole è anche il presepio in pietra scolpito e dipinto di Stefano da Putignano. Tra il 1500 e il 1600 la cittadina registra anche un interessante sviluppo architettonico dovuto alla presenza di una committenza ricca e prestigiosa. Si tratta delle famiglie Morellis, de Marinis, Capria, e Calcagno, di probabile provenienza irpina e abruzzese, dunque, probabilmente legate agli interessi gravitanti attorno alla pastorizia transumante. Polo di attrazione per la costruzione delle loro dimore lussuose nella zona orientale del paese è la parrocchiale di San Nicola, ricostruita nel XVI secolo; tra il muro di cinta e il palazzo Capria si forma la Piazza Nuova e le case iniziano a essere costruite anche oltre la cinta. L’incremento demografico, dovuto anche alle immigrazioni dai paesi irpini dopo i terremoti del 1731 e 1732, produce un’ulteriore espansione edilizia; nel 1773 viene fabbricato il muro sul burrone di Porta Nuova mentre sul lato occidentale l’agglomerato oltrepassa l’antica porta di Sant’Angelo verso il convento di Santa Maria delle Grazie. Nella seconda metà dell’Ottocento, grazie alla realizzazione di alcune opere pubbliche, quali il ponte sul burrone orientale dell’Annunziata (così nominato dall’antico convento dell’Annunziata, oggi dedicato a Sant’Antonio) e quello sul vallone sotto Porta Nuova, nonché il miglioramento della strada da Santa Maria delle Grazie a Porta nuova, che portano alla costruzione di nuove carrozzabili, lo sviluppo prosegue verso sud, mentre verso nord nuove costruzioni si attestano lungo la carrozzabile fuori “il Perillo”.
Notizie storico-critiche:
- L'origine di Sant'Agata di Puglia si ritiene debba collegarsi alla necessità avvertita dai romani di fortificare gli sbocchi orientali degli Appennini Appulo-Irpini per cui sorse il magnifico ponte sul Calaggio a tre luci che assicurava il collegamento di una diramazione della Via Appia, con le Vie Traiana, Herculea e Herdonea. Non lontano da questo ponte fu costruito, in epoca romana, una stazione di posta che nei secoli successivi divenne il complesso monastico di S.Antonio Abate. A protezione dello strategico ponte si vuole, da alcuni storici, sia sta edificata la Rocca chiamata artemisium. Con la decorrenza dell'impero romano e l'avvento del Cristianesimo, l'Artemisium pagana si mutò in oppidum. L'impianto urbanistico della cittadina conserva la struttura medievale; si è sviluppato in forma spiraliforme a partire dal castello verso valle in un progredire di vicoli, ripide scalinate, archi, torrette, campanili, case con caratteristici portali, fino all'ultima cinta di cui l'entrata era la Porta Nuova con le chiese posizionate sui lati del paese. Oggi Sant'Agata conserva ancora la doppia cinta muraria: la più antica, racchiude il Castello di epoca Longobarda restaurata in seguito dai Normanni e rinforzata dagli Svevi e dagli Angioini; la seconda cinta muraria racchiudeva la cittadella con l'Arco della Porta Nuova. La ricchezza che la città aveva, è testimonianza non solo da diversi palazzi gentilizi quanto dalle numerose chiese edificate e dalla presenza di tre manufatti conventuali: il convento delle Vergini (attuale albergo e museo), il convento dei Francescani Riformati (successivamente distrutto) ed il convento dell'Annunziata.
- Agnelli l., Cronaca di Sant'Agata di Puglia, ,1902
- PASCULLI FERRARA M., Cazzato V., Fagiolo M., Pasculli Ferrara M. a cura di, Schedatura dei centri urbani, Atlante del Barocco in Italia. Terra di Bari e Capitanata, , Roma: De Luca Editori d'Arte, 1996
Scheda
- FGBIS000961
Tipologia del bene
Tipo: Città
Funzione:
- Sacra/religiosa/culto
- Frequentazione
- Produttiva/lavorazione/artigianale
- Abitativa/residenziale
Condizione Giuridica
Proprietà mista
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Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: Tutela e valorizzazione
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Tipo: Soprintendenze ambito archeologico
Ente: Sop. Archeologia Puglia
Ruolo: Tutela
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Tipo: Ente MiBAC
Ente: Segr. Reg. BBCC Puglia
Ruolo: Valorizzazione
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Tipo: Ente MiBAC
Ente: Polo Museale della Puglia
Ruolo: Valorizzazione
-
elemento contenuto in - Sito Pluristratificato
Periodo:
- Età contemporanea (XIX-XXI secolo)
- Età moderna (XVI -XVIII secolo)
Motivazione:
- Bibliografia
- Conservato parzialmente
- Integro
Criterio di perimetrazione: Evidenze da ortofoto
Tipo Fruibilità: Attrezzato per la fruizione