Complesso della Chiesa matrice o della Santissima Trinità

La chiesa Madre, intitolata alla SS Trinità, si trova nel cuore del centro storico manduriano ed è l'edificio sacro più grande e importante della città. La fabbrica dell'attuale chiesa fu iniziata invece sul finire del XV secolo e ultimata intorno al 1562. La pianta, a croce latina, si articola in cinque navate di differente elevazione; ma è evidente che solamente le tre centrali sono originarie e che le estreme due sono di epoca posteriore. Esse nacquero come cappelle indipendenti, messe in comunicazione da porticine interne. A conferma di ciò basti notare come l'estrema navata di sinistra vada restringendosi verso la facciata, per non invadere il letto stradale. La navata centrale, più alta delle altre, è sostenuta da due colonnati con archi a tutto sesto e con colonne in marmo dai capitelli compositi, continua con il maestoso presbiterio sopraelevato di circa un metro ed inquadrato da un soffitto a crociera ricco di cornici ad ovuli, infine termina con l'abside esagonale popolata da quattordici statue in pietra leccese dorate, opera di Placido Buffelli di Alessano, che le eseguì tra il 1675 ed il 1680. La navata centrale, come le due navate contigue, è coperta da un soffitto in legno di castagno a cassettoni, restaurato nel 1938, con i fondi dipinti in azzurro e cornici lumeggiate in oro. Fra i lacunari del soffitto, al centro, due bassorilievi raffigurano S. Pietro e S. Gregorio, protettore di Manduria. Le altre due navate esterne sono occupate da altari e cappelle ora comunicanti, con caratteristiche voltine dalle cornici diversamente intagliate nel carparo locale e ricche di motivi fantasiosi che hanno fatto pensare da parte di qualche studioso se non ad elementi di architettura "catalana" quanto meno "catalaneggianti". Nell'interno della chiesa si trovano due cappelloni a pianta ottagonale disposti uno di fronte all'altro: quello, a sinistra entrando, dedicato al Santissimo Sacramento, costruito agli inizi del XVIII secolo, e l'altro, a destra dedicato a S. Gregorio Magno, terminato verso la fine dello stesso secolo, nei quali si ammirano grandi tele di pittori napoletani, salentini e manduriani (Vincenzo Filotico e Pasquale Bianchi). All'interno della prima cappella di destra si trova il fonte battesimale. La vasca è ricavata in un sol blocco di pietra dura locale; sulla fascia esterna del bordo sono scolpite a bassorilievo, racchiuse da fasce orizzontali ed interrotte da scanalature, dieci figure a mezzo busto di Santi e Martiri ed al centro il battesimo di Cristo ad opera di S. Giovanni Battista. La vasca è sostenuta da una colonna formata da quattro puttini con le mani alzate, in atteggiamento di danza composta. I putti poggiano su una base quadrata in cui spicca la data (1534) di esecuzione o di definitivo ultimo "assemblage" del fonte. Non ci è stato tramandato il nome dell'autore di questa opera ma la data incisa e certe assonanze stilistiche potrebbero a ragione far pensare allo stesso scultore del portale e della lunetta, Raimondo da Francavilla. Di particolare interesse è il pulpito ligneo del 1608, indicato tra i monumenti di interesse nazionale, che si compone di due parti distinte: una cassa e il baldacchino. In particolare il pulpito, decorato riccamente con cornici, colonnine, capitelli, festoni, motivi floreali, accoglie nelle riquadrature della loggia tre riquadri con pannelli in bassorilievo rappresentanti la Trinità che incorona la Vergine, San Pietro e San Gregorio Magno: la loggia è sostenuta da quattro cariatidi a tutto tondo, alate, che raffigurano le quattro età del mondo o della donna; nello scomparto triangolare formato dalle cariatidi spicca, intagliato in un ovale con cartocci, uno stemma della città affiancato dalle lettere F (Fons) ' M (Manduriae). Analoghe decorazioni si ritrovano nell'ornato baldacchino al di sotto del quale è appesa la mistica colomba, simbolo dello Spirito Santo, che deve illuminare il banditore della parola di Dio. La facciata, dal frontone cuspidato terminante in cima con due curvi salienti dentellati, è divisa in tre scomparti verticali. Due esili ed eleganti paraste, scolpite a bassorilievo con motivi floreali a candeliere, delimitano la luce del portale principale d'ingresso, sulla trabeazione del quale è impostata una lunetta ad arco ribassato in cui è collocato, in altorilievo, il Padre che regge tra le ginocchia il Cristo deposto dalla croce, sull'aureola della quale è poggiata una colomba (Spirito Santo), mentre due angeli reggono un drappo che abbraccia tutta la scena. Ai piedi si legge la scritta: "Fii gres unum sunti" chiaramente riferita a questa raffigurazione della Trinità cui è intitolata la chiesa. Nei pennacchi della lunetta è rappresentala l'Annunciazione. Il magnifico portale è firmato e datato (1532) dal maestro Raimondo da Francavilla. Ai lati i due spioventi dritti incorniciano i due ingressi laterali dalla semplice trabeazione rettilinea, si raccordano al corpo centrale con cornici più semplici ed oblique, mentre ripetono in orizzontale il motivo dentellato. Sopra il ricco portale principale spicca un grande rosone, scolpito in pietra dura, presenta una triplice corona con angeli, figure di profeti, tralci di vite e altri ornati vari. Racchiude una grande vetrata, al centro della quale è raffigurato un calice raggiato eseguito in occasione dei restauri del 1930 a opera dell'architetto Lorenzo Cesanelli.

Notizie storico-critiche:

  • Prima dell’attuale chiesa del XV secolo, nello stesso luogo sorgeva una chiesetta, secondo la tradizione, di età normanna, edificata intorno al 1090, al tempo della fondazione di Casalnuovo, cui apparterrebbero i due leoni che ornano l’attuale portale d’ingresso. Nonostante tale tradizione sia radicata anche tra gli studiosi locali, della chiesa normanna non si ha traccia alcuna né i leoni stilofori possono essere datati all’XI secolo ma, per ragioni stilistiche, solo al XIV secolo. Oggi si ritiene che la chiesetta normanna fu ricostruita più volte e, nel XIV, doveva essere grande quanto quella attuale.
  • Nel 1532 viene realizzato il portale principale ad opera di Raimondo Francavilla. Nel 1610 la chiesa fu investita del titolo di colleggiata. Dopo il terremoto del 1743 vengono aperte le navate laterali, mentre sempre nel XVIII sec. abbiamo l'edificazione dei cappelloni del SS. Sacramento (1709-1720) e di S. Gregorio Magno (1788-1792).

Definizione Ambito Culturale:

  • maestranze locali
Bibliografia:
  • Jacovelli E., Manduria nel Cinquecento, Studi di storia Pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, II, : , 1973
  • Tarentini L., Manduria sacra, Documenti di Storia patria, , Manduria: , 2000
  • Coco R. G., Manduria tra Taranto e Capo d'Otranto. etimo, mito e storia del territorio, Manduria tra Taranto e Capo d'Otranto. etimo, mito e storia del territorio, , Mottola: , 2009
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Scheda

Codice Carta Beni Culturali Regione Puglia
  • TABIU000740

Tipologia del bene

Tipo: Chiesa

Funzione: 

  • Sacra/religiosa/culto

Condizione Giuridica

Proprietà Ente religioso cattolico

Ente competente
  • Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio

    Ente: Sop. Belle Arti BR-LE

    Ruolo: Tutela e valorizzazione

Periodo:

  • Basso Medioevo (XI-XV secolo)
  • Età contemporanea (XIX-XXI secolo)
  • Età moderna (XVI -XVIII secolo)

Motivazione: 

  • Bibliografia
  • Dati epigrafici

Cronologia specifica:

Dal: XV

Stato di conservazione
  • Conservato parzialmente
  • Restaurato
  • Ricostruito

Dimensioni in Mq: 1486.38

Criterio di perimetrazione: la perimetrazione si limita all'ingombro delle strutture