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Occasione religiosa: si
Occasione civile: si
Occasione indeterminata: si
Ricorrenza: si
Periodicità: In occasione delle feste religiose e civili
In base alla legge regionale LR 17/2013, art. 24-bis e successive modifiche, per Bande della tradizione pugliese si intende: formazione di strumenti a fiato e percussioni, organizzata sul modello dell’orchestra, con un organico in divisa non inferiore a 35 strumentisti, oltre al Direttore. Il repertorio musicale della banda della tradizione pugliese è caratterizzato da trascrizioni di antologie operistiche, sinfonie, marce sinfoniche e musiche religiose, eseguite in forma itinerante soprattutto in occasione delle feste patronali e processioni legate ai riti della settimana santa, anche utilizzando apposite strutture in legno installate nelle piazze e denominate casse armoniche. Di seguito alcuni estratti dal testo della relazione di accompagnamento alla proposta di Legge Regionale: “Ecco i contadini del Sud, in religioso ascolto della musica, a saper distinguere a colpo fra Verdi e Leoncavallo”. (V. Bodini) È da qui, da questo fotogramma in parole di Bodini, che parte il lavoro svolto da tutta la VI Commissione Consiliare e dagli Uffici del Dipartimento Cultura, per la produzione della legge regionale. In questa descrizione, l’essenza più profonda di ciò che le Bande significano a livello sociale, culturale, identitario. In questa immagine sta tutta la necessità di conferire finalmente al patrimonio bandistico pugliese il protagonismo e la valorizzazione che merita. La Banda, intesa com’è oggi, è composta da strumenti a fiato e percussioni e la sua origine risale al XIV Secolo. La formazione delle cosiddette Bande da Giro è poi tipica del Sud Italia. Si tratta di piccole, medie e grandi formazioni (secondo la suddivisione vesselliana risalente agli inizi del ‘900) che, accanto a un ampio repertorio di marce sinfoniche, eseguono sui tipici palchi denominati “casse armoniche” trascrizioni intere di sinfonie classiche e poemi sinfonici. “La banda da giro arrivò dove nessuna scuola, libro, teatro arrivò: nel cuore del popolo, nelle cucine operose per il pranzo del dì di festa, sull’uscita aperte delle case a corte, nei nugoli dei bambini che inseguivano gli ottoni e si mescolavano agli orchestrali.” Semplicemente sostenere le nostre bande significa questo. Significa investire in arte democratica, che arriva a tutte e tutti, che ingentilisce le anime e migliora le nostre comunità. Significa dare la possibilità a tutte e tutti di coltivare arte, passione. Un tempo “andare” dal maestro di banda significava una possibilità senza distinzione di classe sociale, di provenienza: era socialità, era vita. Significa avere cura della nostra storia, mostrare al mondo chi siamo. Per questo e per tanto altro sto lavorando a questa legge per sostenere le Bande da Giro e lo straordinario lavoro dei maestri di banda che il maestro Pellegrini ha definito in maniera meravigliosa con l’espressione “Nomadi del pentagramma”. Attraverso il lavoro delle Bande e dei Comitati festa, i paesi diventano veri e propri palcoscenici, le cosiddette periferie della geografia si vestono a festa e ogni cittadino e ogni cittadina diventa spettatore e allo stesso tempo primo attore del grande spettacolo della tradizione. Il legame con le Bande è antropologico, viscerale. Ce lo hanno confermato i tanti pugliesi che abbiamo incontrato nel processo partecipativo di costruzione di questa legge: semplici cittadini e maestri concertatori, amministratori locali, animatori e animatrici culturali della tradizione, giovani, uomini e donne che con i propri racconti ci hanno restituito il valore collettivo di questo immenso patrimonio culturale immateriale dei nostri territori. Siamo partiti da un Protocollo siglato nel 2019 da diversi sindaci, maestri concertatori e organizzatori di festival bandistici. Abbiamo riammagliato ogni relazione, allargato l’ascolto e girato la Puglia raccogliendo suggerimenti, suggestioni, necessità. Abbiamo svolto diverse audizioni nella VI Commissione Cultura del Consiglio Regionale, confrontando pareri esperti, visione politica e istanze emerse dai territori. Da un lavoro lungo e stimolante, paziente e di grande soddisfazione, prendono vita le proposte nella forma degli articoli di Legge, in cui si ritrovano investimenti economici a sostegno del lavoro e delle condizioni di vita professionale dei maestri di Banda, strumenti di valorizzazione culturale, attività di digitalizzazione del patrimonio, iniziative di diffusione della conoscenza e di messa in rete delle esperienze, fino alla creazione di un Museo itinerante.
Categoria:
- MUSICA STRUMENTALE
Notizie storico-critiche:
- La ricostruzione storica delle bande musicali italiane beneficia in modo significativo del vasto patrimonio documentario conservato presso l'Archivio di Stato. Questo materiale si basa, in parte, sul censimento promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione negli ultimi decenni dell'800, con l'obiettivo di elaborare le prime statistiche a livello nazionale. I dati emersi evidenziano una notevole vivacità musicale bandistica in tutta Italia, nel biennio 1870-1871. Tra le formazioni più antiche documentate dalla statistica ministeriale spicca la banda di Orsara Irpina, fondata nel 1770. In Puglia, si segnala la banda di Barletta, la cui fondazione risale al 1799. Interessante la vicenda della banda di Acquaviva delle Fonti, nata allo scopo di favorire le riunioni dei carbonari del paese e di paesi vicini, vietate dallo Stato Borbonico. Le bande musicali del territorio barese risultano prevalentemente fondate e finanziate da privati. Solo una piccola parte di esse riceve un sostegno economico dai Comuni, come nel caso delle bande di Canosa, Gioia del Colle e Mola di Bari; fa eccezione la banda di Giovinazzo, finanziata dalla Provincia. Nel territorio pugliese, tra il 1799 e il 1860 si registra la nascita di ben 20 istituzioni bandistiche. I complessi bandistici, con le loro scuole di musica, erano spesso insediati all'interno di orfanotrofi e istituti di pietà. In queste realtà, le istituzioni musicali offrivano una professione ai giovani ospitati, contribuendo in modo determinante alla formazione, anche linguistica, degli strumentisti che avrebbero poi animato le proprie fila. Le bande hanno dunque esercitato una funzione educativa importante, palesandosi come valido promotore del processo di alfabetizzazione e di lettura nei piccoli centri, rappresentando un'opportunità di riscatto e di emancipazione culturale da parte di una popolazione in cui l’analfabetismo musicale e linguistico toccava livelli estremi. Fra le scuole pugliesi, si segnala l’Ospizio di Foggia, istituito nel 1832 e l’ Ospizio Garibaldi di Lecce, nato nel 1850. Originariamente, lo scopo di queste scuole, che dipendevano dal Consiglio Generale degli Ospizi, era quello di formare suonatori da impiegare nelle fanfare militari borboniche, ma l’intento spesso falliva perché a causa della malnutrizione, i ragazzi non raggiungevano l’altezza richiesta dai corpi militari e pertanto restavano al servizio delle bande civili. Con l'Unità d'Italia, il numero delle formazioni musicali aumenta. Le associazioni sono promosse sempre più da nobili e borghesi, che riunivano sotto la propria ala, amatori e professionisti. La vita di queste nuove formazioni, si intrecciava spesso con quella delle bande musicali. Entrambi i complessi condividevano spazi pubblici, come piazze e teatri, e occasionalmente anche luoghi di culto. Nell'ultimo ventennio del secolo, l'istruzione musicale divenne sempre più una prerogativa di privati e sempre meno dipendente dagli istituti di carità. Le bande, e soprattutto i bandisti, conobbero l'elevazione sociale, distaccandosi gradualmente dall'immagine dell'orfano. I musicisti divennero membri di bande militari e civili di elevata qualità, dirette da maestri rinomati assunti tramite concorsi municipali e valutati da commissioni di riconosciuta fama. Le esibizioni di questi complessi riscuotevano grande successo tra il pubblico cittadino e trovavano spazio sui giornali locali. La storia delle bande meridionali si intrecciò sempre più con la cultura musicale teatrale, di cui riproponevano le opere in voga attraverso trascrizioni. Le bande rappresentavano la principale cassa di risonanza delle mode musicali dell'epoca, costituendo, per molti centri urbani, l'unico contatto musicale del loro tempo "Ecco i contadini del Sud, i religioso ascolto della musica, a saper distinguere a colpo fra Verdi e Leoncavallo" (V. Bodini). Le comunità locali utilizzavano il repertorio bandistico durante feste civili e religiose, per questo, ben presto, soprattutto al Sud, le bande divennero simbolo delle feste patronali. Bianca Tagni, studiosa locale che ne ricostruisce le vicende storiche, parla delle bande da giro pugliesi come "Nomadi del pentagramma", suggerendo l'idea di musicanti itineranti, che si spostano da paese in paese, portando "in giro" un repertorio della musica colta, sapientemente riadattato al gusto popolare. Nell’immaginario popolare la banda si figura come "Opera dei poveri” che, insostituibile nella vita cittadina, scandisce i momenti più preziosi nella vita comune. Di recente il dibattito pubblico sul valore delle bande si è riacceso anche in seguito agli effetti della pandemia da Covid-19. A sostegno del valore identitario delle bande, si è schierato anche il Maestro Muti che, il 31/08/'23, ha simbolicamente firmato, col Presidente Emilano, la Legge Regionale per la valorizzazione e sostegno della cultura bandistica pugliese, riservando alle bande frasi come: fare armonia, radici culturali e fare insieme.
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Titolo: Passa la banda
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Titolo: Vita di bande
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Titolo: Storia della Banda Musicale di Acquaviva delle Fonti
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Scheda
- BABDI000001
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Ente schedatore: R16 Regione Puglia
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Ente: R16 Regione Puglia
Responsabile scientifico della ricerca:
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Regione Puglia