Silbion (età arcaica, classica e ellenistica)

Ad 1 km dalla città contemporanea sul colle di Botromagno si estende su circa quattrocento ettari un vasto insediamento, oggi costituito in un articolato e fruibile parco archeologico, la cui lunga frequentazione si ascrive dall'Età del Ferro alla romanizzazione della Peucezia. L'area archeologica è conosciuta anche col toponimo di Contrada Angellotti. Alla fine dell'VIII secolo a.C. si datano le prime importazioni di ceramica geometrica greca che diventano sempre più frequenti a partire dalla metà del VII secolo a.C., fino ad essere soppiantate nel corso del VI secolo a.C. da imitazioni di officine locali di gusto grecizzante. Dalla fine del VII e durante tutto il VI secolo a.C. le primitive e rudimentali capanne vennero sostituita da abitazioni articolate secondo una pianta quadrata o rettangolare, coperte da tegole e talvolta ornate mediante sculture fittili recanti motivi geometrici. La circolazione dei prodotti artigianali greci dalla terra madre alla Puglia, in modo particolare quella riferibile alla produzione vascolare, generò nelle decorazioni sulle ceramiche di fabbricazione locale l'imitazione degli exempla originali: questa fase culturale coincide con la colonizzazione peuceta. Gli scavi condotti sull'acropoli naturale di Botromagno, non a caso una dominante località aerea conforme alle consolidate prassi di urbanizzazione peuceta, hanno messo in luce oltre ad abitazioni numerose sepolture a fossa e a camera che denotano dalla qualità degli oggetti del corredo un sostanziale benessere sociale. Aspetti comuni si ritrovano in altre necropoli peucete a nord e a ovest di Bari come quella di Bitonto. Il IV secolo costituì un periodo di fioritura per la comunità di Botromagno che partecipò al generale processo di urbanizzazione. Intorno all'insediamento fu eretta un'opera di fortificazione con mura costruite con blocchi squadrati e in cima alla collina vennero edificati alcuni plessi architettonici monumentali. Di questi ultimi restano elementi residuali di piccole dimensioni, a causa delle progressive e insistenti distruzioni in una successiva fase edilizia: dalle risultanze archeologiche non è possibile ipotizzare la loro icnografia e la destinazione d'uso. Nel V secolo a.C. si attestano importazioni di ceramica attica a figure rosse, successivamente soppiantate da produzioni magno-greche, specie quelle tarantine, ricercate per la raffinatezza delle decorazioni. Tra i pezzi più significativi va segnalato un kantharos singolare nella morfologia, estranea al tradizionale repertorio attico, decorato con una scena ispirata dall'Iliade, corredata da iscrizioni, attualmente conservate nel Museo della Fondazione Pomarici-Santomasi. In questo palazzo secentesco, sede della collezione archeologica, è custodita la maggior parte delle testimonianze mobili provenienti dalla Botromagno peuceta. La mostra permanente, intitolata 'Aristocrazia e Mito', espone i reperti più prestigiosi rinvenuti durante gli scavi. Attraverso i corredi esposti, databili dal VII al IV secolo a.C., si leggono i primi segni dei contatti con il mondo greco nei piccoli vasi protocorinzi e corinzi, ed i primi segni di distinzione sociale: fibule, ornamenti in ambra, avorio, argento. I vasi di provenienza coloniale, i reperti di ambito daunio, enotrio e peuceta documentano la vastità dei rapporti. Dalla varietas tipologica e stilistica del vasellame rinvenuto si può affermare che Silbion fosse 'una città tra greci e indigeni' (A. Ciancio) insieme agli altri centri peuceti quali Ruvo, Bitonto, Ceglie e Rutigliano. Gravina registra per l'età classica, fra V e IV secolo a.C. la più cospicua concentrazione di tombe a semicamera lapidea con pareti sovente decorate con dipinti a fresco. Tale differenziazione sepolcrale all'interno di una medesima necropoli si configura come l'emblematico segnale dell'emergere di una classe sociale dominante, di un importante ruolo assunto dall'antica Silbion in questo distretto intero della Peucezia, che assorbe e reinterpreta la grecità tout court.

Definizione Ambito Culturale:

  • Dato non disponibile
Bibliografia:
  • Andreassi G., Scavi a Gravina, Salentino ed Egnazia, Atti del XVIII Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia,1979
  • Ciancio A., Silbion. Una città tra Greci e Indigeni. La documentazione archeologica dal territorio di Gravina in puglia dall'ottavo al quinto secolo a.C. : Levante Editore, 1997
  • Wilkins J.B., Botromagno : excavation and survey at Gravina in Puglia, 1979-1985, , Accordia specialist studies on Italy 9, : Accordia Research Institute, 2000
  • Biancofiore F., Le comunità peucetiche tra il XX-XI sec. A.C., Atti della XXV Riunione Scientifica. Preistoria e Protostoria della Puglia Centrale, , : Comune di Monopoli, 1987
  • D'Andria F., Messapi e Peuceti, Italia Omiun Terrarum Alumna,1988

Scheda

Codice Carta Beni Culturali Regione Puglia
  • BABIS001779

Tipologia del bene

Tipo: Villaggio

Funzione: 

  • Abitativa/residenziale
  • Funeraria
  • Produttiva/lavorazione/artigianale
  • Sacra/religiosa/culto

Condizione Giuridica

Proprietà mista pubblica/privata

Ente competente
  • Tipo: Soprintendenze ambito archeologico

    Ente: Sop. Archeologia Puglia

    Ruolo: tutela

Periodo:

  • Età Arcaica (VII-VI sec. a.C.)
  • Età Classica (V-IV sec. a.C.)
  • Età Ellenistica (IV-I sec. a.C.)

Motivazione: 

  • Analisi della stratigrafia
  • Analisi delle strutture
  • Analisi stilistica
  • Analisi tipologica
  • Bibliografia

Stato di conservazione
  • Asportato in seguito a scavo
  • Rudere
  • Asportato in seguito a ricognizione

Criterio di perimetrazione: Ingombro

Tipo Fruibilità: Area archeologica