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La prima segnalazione del relitto fu pubblicata dal Soprintendente C. Drago nel 1935; il relitto fu poi “riscoperto” da un pittore leccese, Giovanni Calcagnile, nel 1959 e da Raffaele Congedo nel 1960. Il giacimento occupa un'area di ca. 148 mq, con l'asse logitudinale in direzione NS. E' costituito da un carico di manufatti marmorei: 24 sarcofagi di marmo (rispetto alle indagini degli anni '60 un nuovo sarcofago di dimensioni minori è stato rinvenuto a 30 m ca. dalla spiaggia, seminsabbiato; già Ward Perkins e Throckmorton (1965) avevano ipotizzato la presenza di altri sarcofagi più a nord. In Alessio-Zaccaria 1996 non è specificata la forma) in posizione inclinata sul fondo; sono di forma e dimensioni diverse: 13 rettangolari, 6 dei quali doppi, da separare a destinazione (il risparmio tra le due vasche è un espediente per proteggere gli angoli e probabilmente per accellerare la prima fase di lavorazione, che avveniva in cava); gli altri singoli, con una parete più spessa (dal pezzo di marmo in eccesso si poteva ricavare il coperchio); lungh. M 2 - 2.50, largh. M 1- 1.50, h 80 cm. Un secondo gruppo (10) è a forma di vasca (lenòs), alcuni di dimensioni minori inseriti in quelli più grandi, per economizzare lo spazio disponibile. La maggior parte di questi (8) presenta due sporgenze su una delle due facce maggiori, da rifinire a destinazione come protomi umane o animali o altri motivi.Il loro peso oscilla tra 1000 e 6000 kg, per un peso complessivo del carico pari a 75 tonnellate. Un grosso frammento triangolare di marmo, analogo a quello dei manufatti, molto consumato sulle superfici e lungo gli spigoli, è stato recuperato nel 1995 sotto uno dei sarcofagi.Il marmo è stato recentemente identificato come tasio, dalle cave del distretto di Vathy. Tra i sarcofagi si sono rinvenuti pani lenticolari in sughero(diam. cm 70) usati come distanziatori / spessori. Sono stati rinvenuti frammenti pertinenti probabilmente due ordinate, in legno d'olmo, che presentano tracce di chiodi in ferro a sezione quadrata: sono rimasti i soli fori a causa della corrosione ( chiodi in ferro ben si adattano ad una datazione nel III sec.d.C., in quanto più frequenti di quelli in rame dopo i primi due secoli dell'Impero). Si è rinvenuta anche lamina di piombo, ed una lastra di piombo, originariamente rettangolare (cm 42 x 32), con un foro centrale (diam. cm 2) nel quale era alloggiato il foro di fissaggio alla chiglia della nave (G. Marzia): si tratta forse di un pezzo dell'apparato della pompa di sentina? La stima del carico è di 75 tonnellate (ALESSIO, ZACCARIA 1996, più verosimilmente delle presunte 150). Dell'attrezztura di bordo fa parte un anello di piombo, frammenti di sigillata africana (rinvenuti sotto il 22° sarcofago messo in luce), di anfore; la cassetta del capitano con le monete. La nave probabilmente aveva una rotta Taso - Roma. I materiali sono in situ
- Auriemma R., Salentum a salo. Forma Maris Antiqui. Volume secondo, , II, : Congedo Editore, 2004
Scheda
- TABIS001642
Tipologia del bene
Tipo: Relitto
Funzione:
- Funeraria
- Navigazione
Condizione Giuridica
Proprietà Stato
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Tipo: Università statale
Ente: Università del Salento
Ruolo: Ricerca
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Tipo: Soprintendenze ambito archeologico
Ente: Sop. Archeologia Puglia
Ruolo: Tutela
Periodo:
- Età romano imperiale (I-III sec. d.C.)
Motivazione:
- Analisi dei materiali
- Contesto
- Materiali
- Prospezioni
- Conservato parzialmente
Criterio di perimetrazione: Rilievo ad opera di P. Ward Perkins e Throckmorton (1965); successive attività da parte del Gruppo di Archeologia Subacquea dell'Università del Salento