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Leggenda e storia ne fanno uno dei primi santuari mariani del Foggiano e una delle più notevoli architetture del 1500. Posto sull'antica via Langobardorum, all'incrocio con l'attuale SS. n. 272, in una valle di grande fascino, trae le sue origini in epoca medievale. Il suo nome, associato al culto della Vergine, è attestato già a partire dal 1281. La tradizionale pietà, infatti, narra di un cieco della zona (tale Leonardo Di Falco) che, nel suo vario errare per mendicare un po' di cibo, fu sorpreso nel sonno dalla voce di una donna bellissima, la quale ad un tempo, gli ridonò la vista e gli indicò la presenza di un suo simulacro nascosto sui rami di una robusta quercia. Il miracolato avrebbe informato subito i vicini abitanti di Castelpagano i quali, colpiti dal duplice prodigio, accorsero in processione sul luogo, e costruirono una piccola chiesetta nel luogo della apparizione della Vergine, precisamente nel secondo arco della navata sinistra per chi entra nel tempio. I due quadri sul tamburo dell'ingresso principale, e che sono probabilmente opera del '600, ritraggono il miracolo e il conseguente rinvenimento. Oltre alla bella leggenda vi è la vera storia la quale grossomodo narra che in quel periodo fu ordinato di distruggere le icone e le statue che si trovavano in tutte le chiese, così alcuni monaci nascosero la statua della Madonna su di una quercia che si trovava proprio dove c'è l'attuale santuario, fino a quando non fu ritrovata da un pastore di Castelpagano che pascolava nella valle. E poi nacque la leggenda. Secondo gli storici la chiesetta era uno dei tanti oratori che costellavano i declivi e le vette che menano da Stignano a Castelpagano (dei quali si possono ancora ammirare i ruderi di quello della SS. Trinità sulla vetta retrostante al Convento e dell'altro di S. Agostino verso Castelpagano). Tutti questi oratori trovano la spiegazione storica nel fatto che essi siano stati i primi posti di riposo e conforto ai numerosi romei che qui stazionavano prima di affrontare la restante faticosa via per la Grotta dell'Angelo. Oppure uno dei tanti eremi di perfezione spirituale e sicurezza nel decadere turbinoso dell'Impero Romano e nel dilagare delle invasioni barbariche, al sorgere della nuova religione e al diffondersi del monachesimo. Nel 1500, la bellezza del luogo e il crescere prodigioso della Vergine miracolosa sollecitarono il cistercense Fra Salvatore Scalzo il quale, ansioso di una riforma nel suo ordine, abbandonò i confratelli monaci dell'abbazia di S. Giovanni in Lamis (l'attuale Convento di S. Matteo) e si ritirò qui fondando un nuovo sodalizio e costruendo un Convento accanto alla Chiesetta. Con l'aiuto del noto feudatore Ettore Pappacoda di Napoli, distrusse il vecchio oratorio e costruì questa nuova Chiesa nel 1515. Il merito fu quasi esclusivamente del Pappacoda il quale, dove era l'antico ingresso dell'oratorio, sull'attuale parete di levante, pose a suo vanto l'epigrafe che tuttora vi si legge. Fallito il tentativo di riforma di Fra Salvatore Scalzo, nel 1560 il Papa Medici, Pio IV, affidò il Santuario ai Frati Minori Osservanti. La chiesa fu poi dichiarata insigne e dotata di speciali indulgenze. I frati minori incrementarono anche la fabbrica portando a termine la Chiesa nel 1613 con la costruzione del Transetto, della Cupola, del Coro e del Campanile nel 1615. La Chiesa fu consacrata nel 1679 da Mons. Vincenzo Maria Orsini, Arcivescovo di Manfredonia poi divenuto Papa col nome di Benedetto XIII. La storia narra che nel 1774 presso Rodi Garganico si arenò un capodoglio e gli abitanti del sobborgo impauriti dall'innocuo "mostro marino" invocarono l'aiuto della Madonna. Per ringraziare la Vergine della grazia ricevuta, portarono al convento due grosse ossa custodite nel santuario fino a qualche tempo quando furono il santuario fu soggetto a diversi furti. Fino alla metà del sec. XIX fu uno dei più grandi santuari mariani della Capitanata. La festa, che si celebrava il 15 agosto, richiamava per tutta l'estate folle considerevoli; in tale occasione il vescovo di Lucera, nel cui territorio il santuario ricadeva, inviava ben venti sacerdoti che vi svolgessero servizio di confessori. Nei primi decenni del sec. XVII il convento, insieme a quello di San Matteo, divenne noviziato della provincia francescana di Sant'Angelo. Alla fine dello stesso secolo era superiore P. Salvatore da Morrone nel Sannio, di santa vita. Nel 1686 una persistente siccità aveva prosciugato ogni riserva d'acqua mettendo la comunità dei Frati, che non era piccola, in grave difficoltà. P. Salvatore ricorse alla Vergine di Stignano, e un giorno, dopo aver pregato con confidenza, trovò la cisterna del secondo chiostro colma di freschissima acqua. La fama di quest'acqua miracolosa si sparse dovunque sì che il Barone di Rignano, proprietario delle case addossate al convento, ne portò qualche bottiglia a Napoli dove si ottennero "molte e mirabili guarigioni", così ricorda il P. Serafino Montorio nella sua opera Zodiaco di Maria. I Frati di Stignano giravano tutta la Capitanata per la questua ed erano da tutti conosciuti. La loro ospitalità qualche volta procurò qualche imbarazzo come quando, nel 1647, al tempo della rivolta di Masaniello, avendo a Foggia preso il comando della rivolta il "notar" Sabato Pastore, alcuni nobili del capoluogo dauno cercarono a Stignano sicuro asilo. I Padri Francescani fecero di questo Convento una casa di studio e di Noviziato per la formazione dei religiosi, rendendola ambita dimora di Religiosi, Santi e Dotti. Nei secoli posteriori il Santuario subì altri rimaneggiamenti a causa di terremoti (1627) e incendi (1814).
Notizie storico-critiche:
- Il santuario sorse nella prima metà del Cinquecento, fu per tre secoli casa di noviziato della Provincia di S. Angelo. I frati furono allontanati nel 1862. Il convento restò in balia di ladri e di caprai e si ridusse a ruderi. La sorprendente rinascita ha avuto inizio nel 1953, con la donazione di tutto il complesso (Chiesa e Convento) alla Provincia da parte del Dr. Francesco Centola.
- Il suo nome, associato al culto della Vergine, è attestato già a partire dal 1281.
Definizione Ambito Culturale:
- Maestranze pugliesi
- Zander G., Fallani G. a cura di, Appunti sull'architettura religiosa in Capitanata: la chiesa e il convento francescano di S. Maria di Stignano presso San Marco in Lamis, ,1985
- Ferrara K., Corsi P. a cura di, Il convento di S. Maria di Stignano. Vicenda artistica in età barocca : Quaderni del Sud, 1999
- Nardella T., Stignano. Storia e vita di un santuario garganico : Adda Editore, 1975
- Zander G., Fallani G. a cura di, La Chiesa e il Convento francescano di Santa Maria di Stignano presso San Marco in Lamis, Storia e arte nella Daunia medievale,1985
Scheda
- FGBIS003560
Tipologia del bene
Tipo: Santuario
Funzione:
- Sacra/religiosa/culto
Condizione Giuridica
Proprietà Ente religioso cattolico
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Tipo: Soprintendenze ambito archeologico
Ente: Sop. Archeologia Puglia
Ruolo: Tutela
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Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: Tutela
Periodo:
- Età moderna (XVI -XVIII secolo)
- Età contemporanea (XIX-XXI secolo)
- Basso Medioevo (XI-XV secolo)
Motivazione:
- Bibliografia
- Restaurato
Criterio di perimetrazione: Ingombro delle strutture
Tipo Fruibilità: Edificio di culto