Masseria La Mutata

Il complesso di Masseria La Mutata viene costruito nel XV secolo ed è del tipo a blocco compatto. La tradizione riporta la preesistenza sul luogo di un monastero di monaci basiliani, ascrivibile al X secolo. Il Cafforio identifica il pian terreno della masseria con il complesso monastico ma non ci sono conferme in merito. L'ingresso al piano superiore, quello nobile, è consentito da una grande scala esterna composta da due rampe pieganti a gomito e confluenti su un ballatoio antistante la facciata principale, sul quale campeggia lo stemma dell'arcivescovo Mastrilli. Il complesso si espande nel XVII secolo con la costruzione della chiesa di Santa Maria della Mutata.

Notizie storico-critiche:

  • La bibliografia riporta la notizia dell’esistenza di un abitato, presumibilmente fortificato, nell’area di Masseria La Mutata,a NE del paese di Montemesola. In realtà la fonte bibliografica principale di questa notizia è la relazione tenuta da A. Stazio al VII Convegno di studi della Magna Grecia, in cui cita il sito di masseria Mutata, insieme a quelli di Monte Salete, di Masseria Vicentino, di Niviera e di Li Castelli, tra i “villaggi fortificati, disposti strategicamente in posizione coordinata sulle prime alture circostanti la fertile pianura a oriente e la città (cioè Taranto) a occidente”. Non ci sono altre informazioni, basate su dati editi, relative al sito (TA000440-CARTA 2008).
  • In origine la masseria si presentava con una destinazione d'uso differente. Probabilmente un monastero di cui non resta traccia. Secondo il Cafforio, l'attuale pianterreno del complesso era il monastero stesso e vi erano otto vani ed un atrio con una cisterna per la raccolta delle acque, ed un piccolo cortile che metteva in collegamento il monastero con la basilica (l’attuale Chiesa della Madonna di Mutata). Al XV secolo va attribuita la costruzione del primo piano, commissionato dall’arcivescovo Marino Orsini (1445-1472), in cui erano una grande sala (patio) ed altri quattro vani. L’Orsini fece costruire anche una scala scoperta nel cortile attraverso la quale si accedeva al primo piano. Alla metà del Settecento risale la scalinata in tufo a due rampe fatta costruire dall’arcivescovo F.S. Mastrilli (1759-1778). Attualmente è di proprietà di Annicchiarico Antonio.
  • La masseria La Mutata deriva la sua denominazione dal luogo preposto al cambio dei cavalli (mutationiis), situato lungo un’antica via di collegamento tra Taranto e Brindisi.
Bibliografia:
  • Cafforio C., Santa Maria Mutata nel ex feudo di S. Vittore della Mensa Arcivescovile di Taranto, , 1, : Tipografia Arcivescovile, 1954

Scheda

Codice Carta Beni Culturali Regione Puglia
  • TABIS001483

Tipologia del bene

Tipo: Masseria

Funzione: 

  • Abitativa/residenziale
  • Produttiva/lavorazione/artigianale
  • Sacra/religiosa/culto

Condizione Giuridica

Dato non disponibile

Ente competente
  • Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio

    Ente: Sop. Belle Arti BR-LE

    Ruolo: Tutela e valorizzazione

Periodo:

  • Età moderna (XVI -XVIII secolo)
  • Basso Medioevo (XI-XV secolo)

Motivazione: 

  • Bibliografia
  • Contesto

Cronologia specifica:

Dal: X Al: XIX

Stato di conservazione
  • Integro

Criterio di perimetrazione: Il criterio di perimetrazione si basa sullo sviluppo attuale della masseria che comprende le varie evoluzioni storiche dell'impianto edilizio