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Nel corso del Cinquecento, Lecce assunse i connotati di una “città – fortezza”: in questo quadro si inserisce l'intervento di razionalizzazione geometrica di Gian Giacomo dell'Acaya sulla cinta muraria, risistemata verosimilmente fra il 1537 ed il 1941. I lavori proseguirono, negli anni successivi, relativamente al Castello (completato probabilmente già nel 1545). Oltre al Castello ed alle quattro porte, l'elemento più rilevante della fortificazione è costituito dall'”opera a tenaglia” che conclude l'addizione settentrionale, attraverso un particolare rapporto geometrico in diagonale col “quadrato” prevalente della città. Oltre al castello, Gian Giacomo d'Acaya operò nella costruzione di Porta Napoli, realizzò il palazzo della Regia Udienza (non più esistente) e ricostruì l'Ospedale dello Spirito Santo presso Porta Rudiae. Fra i nuovi assi viari, il rettifilo di via Vittorio de' Prioli, tracciato nel 1548, collegò il costruito con i nuovi spazi acquisiti a nord, concludendosi nella piazzetta antistante la chiesa di S. Francesco da Paola. Dopo la battaglia di Lepanto, alla “città – fortezza” si affiancà la “città della fede”. I due grossi interventi edilizi che segnano in modo incisivo il tessuto urbano centrale della seconda metà del secolo sono costituiti dal convento e dalla chiesa rispettivamente dei Gesuiti e dei Teatini. Al frammentario tessuto edilizio essi sostituiscono blocchi regolari, sovradimensionati e fuori scala, con una nuova volontà di organizzazione dello spazio. In aree periferiche furono collocate altre istituzioni religiose: il Convento dei Carmelitani, il nuovo convento dei Celestini e la cappella regia della SS. Trinità (riedificata presso la chiesa delle Grazie). Il processo di “modernizzazione” della fase rinascimentale investì anche l'edilizia civile, con specifico riferimento alle residenze. Numerosi sono i palazzi che nel corso del Cinquecento furono eretti dalla nobiltà leccese al seguito di Carlo V, dalla ricca aristocrazia, dalla nuova nobiltà mercantile e dai baroni delle terre vicine. In età moderna la città mostra le tracce di due importanti momenti di trasformazione, tra Sei e Settecento e nella seconda metà dell'Ottocento. In questi due momenti il centro urbano fu modificato profondamente, trasformando anche la distribuzione funzionale di alcuni quartieri. Quartieri produttivi furono trasformati in aree residenziali, come l'area intorno Porto Rudiae dove il toponimo via dei Figuli ricorda l'antica destinazione d'uso. Il momento cruciale per il rilancio dell'attività edilizia coincise con il dilagare dello spettro della peste nel Regno (1656); la mancata diffusione del morbo in Terra d'Otranto viene attribuita a Lecce all'intervento miracoloso del protovescovo Oronzo. Fu il vescovo stesso del tempo, Luigi Pappacoda, a gestire in prima persona la restaurazione del culto del Santo, sancita con decreto 13 luglio 1658: la nuova Cattedrale e la colonna votiva furono i segni più tangibili di gratitudine della città nei confronti del nuovo patrono. Anche gli ordini religiosi, Teresiani, Agostiniani, Cappuccini, Celestini, si mossero ad emulare la linea del Pappacoda; gli interventi edilizi portarono a una più equilibrata distribuzione degli episodi monumentali, concentrati nel Cinquecento intorno alla piazza civile. Trattasi in alcuni casi di costruzioni ex novo, in altri di demolizioni e rifacimenti di fabbriche esistenti, “per essere queste ritenute inadatte nell'ottica del decoro e della funzionalità”. Il più significativo intervento di edilizia civile attuato nel corso del Seicento è costituito invece dalla lottizzazione di un settore urbano a ridosso delle mura, compreso fra porta S. Biagio ed il Castello (in località “dietro le persogne”): il comprensorio prende il nome di “Case Nuove”. Il poco meno che trentennale viceregno austriaco (1707-1734), che fece seguito al lungo periodo di dominazione spagnola, non portò sostanziali modifiche nell'assetto territoriale e politico – amministrativo del Regno, né influì sul suo sottosviluppo. A Lecce incise in maniera determinante l'Interdetto scagliato contro la Diocesi (1711-19), evento importante anche per la storia edilizia della città, che coincise con un rallentamento nelle realizzazioni, particolarmente in campo religioso. Sono del periodo il rifacimento di porta Rudiae, la ricostruzione della chiesa del Carmine e la risistemazione della facciata della chiesa dei SS. Niccolò e Cataldo. Si legano al nome del successore del Cino, Mauro Manieri, non solo l'edificazione di alcuni palazzi, ma anche la ricostruzione della chiesa delle Alcantarine, il completamento dei lavori alla chiesa del Carmine, il piano attico del Seminario ed il rifacimento del complesso di S. Giovanni di Dio per i Fatebenefratelli. L'ascesa dei Borbone apportò sostanziali mutamenti nelle strutture politiche, sociali ed amministrative del Mezzogiorno. Lecce, pur confermando il suo carattere di centro egemone in ambito provinciale e regionale, si dibatté in una condizione di perifericità all'interno del Regno. Anche la chiesa cittadina, esaurita la fase di espansione e di sviluppo strutturale, iniziò una parabola discendente. Sotto l'episcopato di Alfonso Sozi Carafa e su disegni di Emanuele Manieri, furono eseguiti i lavori di restauro del palazzo Vescovile, il rifacimento dell'ingresso del cortile del Vescovado, la ricostruzione, forse, del convento del Rosario, la ricostruzione del palazzo della Regia Udienza, il rifacimento del conservatorio di S. Anna e la ricostruzione della chiesa e del convento delle Paolotte. La città fu dotata di nuove opere pubbliche, prima fra queste il Teatro Novo presso la porta di S. Giusto. Nel 1767 si procedette all'abbattimento di alcune cappelle ritenute fatiscenti. Dopo il rifacimento di porta S. Biagio (1774), porta S. Giusto rimase “l'unica incontaminata reliquia cinquecentesca per l'accesso in città”. Alla fine del secolo, nel 1797, l'occasione per la trasformazione degli spazi urbani e per nuovi spunti urbanistici coincise con la venuta in Puglia ed in città di Ferdinando II. Lecce fu investita per l'occasione da una serie di interventi al fine di migliorarne il decoro. Gli interventi riguardano prevalentemente il cuore della città la “Publica Piazza”, ma anche il Castello conobbe trasformazioni.
Notizie storico-critiche:
- Nel Settecento, in armonia con la cultura illuministica, si approfondisce la coscienza politica dei leccesi: nascono numerose scuole di matematica e di diritto. Si contano numerosi episodi di rivolta da parte del popolo, gravato dalle tasse e dalla prepotenza del ceto ecclesiastico. Nel 1734 ha inizio la dominazione borbonica che si concluderà con l’annessione del Mezzogiorno al Regno d’Italia, interrotto solo durante il decennio francese.
- Il Seicento è un secolo turbolento caratterizzato dai disordini dovuti ai movimenti antispagnoli e antifeudali. La peste del 1656 ed i terremoti causano migliaia di vittime. D’altra parte è anche il secolo di una grande ristrutturazione urbana che vede la costruzione o ricostruzione della maggior parte dei complessi religiosi della città, dndo a Lecce l’attuale aspetto barocco.
- Alla dinastia aragonese segue quella spagnola che perdura per più di due secoli. Lecce continua a distinguersi per il suo fermento culturale, caratterizzato dalla nascita di molte Accademie. Le attività commerciali sono floride e si stanziano in città colonie toscane, greco-albanesi, venete, ebraiche, genovesi e soprattutto veneziane. Minacciata la sua sicurezza dalle sanguinose armate turche, l’imperatore Carlo V, che eleva la città a capoluogo della Puglia, la fortifica con possenti mura ed un modernissimo castello. Alla stregua delle due capitali dei Vicereami del Sud, Palermo e Napoli, anche a Lecce il Cinquecento è decisivo per il rilancio della città, soprattutto in considerazione del boom demografico che, in particolare fra gli anni Trenta ed Ottanta – Novanta investe non solo Terra d’Otranto, ma tutta la Puglia. Strettamente legata al nuovo ruolo strategico della città, alla crescita demografica ed alla concentrazione di funzioni è la politica dei lavori pubblici, che ha nel governatore Ferrante Loffredo il grande protagonista. Anche a livello religioso l’arrivo degli ordini post-tridentini ridefinisce una nuova impostazione per la struttura della città nell’area di Piazza Sant’Oronzo.
- Infantino G.C., Lecce sacra, ,1634
- De Giorgi C., La provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio II, ,1975
- Fagiolo M., Lecce. Architettura e storia urbana Galatina: Congedo Editore, 2013
- De Stefano M., Lecce. Riqualificazione e valorizzazione ambientale, architettonica e archeologica del centro storico, Lecce. Riqualificazione e valorizzazione ambientale, architettonica e archeologica del centro storico, , Roma: De Luca Editori d'Arte, 2004
- Siciliano S., Ieri e oggi in Piazza. Bene culturale e contemporaneità attraverso la fotografia in Piazza Sant’Oronzo a Lecce Galatina: , 2003
- Cazzato V., Il Barocco leccese Bari: , 2003
- Cazzato V., La riforma di Lecce barocca. Trasformazioni della città fra ‘800 e ‘900 Lecce: , 1994
- AA. VV., Canestrini F. a cura di, Il Castello Carlo V. Tracce, memorie, protagonisti Galatina: Congedo Editore, 2014
Scheda
- LEBIS000607
Tipologia del bene
Tipo: Città
Funzione:
- Sacra/religiosa/culto
- Funeraria
- Frequentazione
- Produttiva/lavorazione/artigianale
- Difensiva/militare
- Viaria/confine
- Abitativa/residenziale
Condizione Giuridica
Proprietà mista pubblica/privata
-
Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: Tutela e valorizzazione
-
elemento contenuto in - Sito Pluristratificato
Periodo:
- Età moderna (XVI -XVIII secolo)
Motivazione:
- Analisi della stratigrafia
- Analisi delle strutture
- Analisi tipologica
- Bibliografia
- Documentazione
- Materiali
- Conservato parzialmente
Criterio di perimetrazione: Il criterio di perimetrazione si basa sul perimetro delle mura cinquecentesche.
Tipo Fruibilità: Aperto al pubblico