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Castellana nasce come feudo del Monastero di S. Benedetto di Conversano ed è citata per la prima volta in una delle antiche pergamene del monastero di S. Benedetto, edite dal Morea nel Chartularium Cupersanense, del 901, in cui si parla di un Castellano Vetere e un Castellano Novo. La città dunque compare nei documenti come casale già dal X secolo d.C., all'epoca doveva gravitare attorno alla chiesa di S. Magno. Il toponimo Castellana si ritroverà soltanto a partire dal 1310 e nel 1950 ha assunto la forma attuale, con l'aggiunta della specificazione “grotte”, riferita alle cavità scoperte in zona, sul finire degli anni Trenta. L'insediamento di Castellana, ubicato nelle vicinanze di un “lago” (attuale Lama Cupa) doveva avere l'aspetto e le caratteristiche di un modesto villaggio. Il suo territorio risulta donato nel 1087 al monastero benedettino di Conversano, dal conte Goffredo d'Altavilla. Il casale risulta abbandonato e poi ripopolato attorno al 1171 da coloni salentini, inviati dai benedettini. Un altro insediamento si formò, verso la metà del Duecento, attorno ad una torre, costruita poco prima e si persero completamente le tracce del nucleo precedente. Gli abitanti di Castellana costruirono nuove case su una collinetta (corrispondente alla parte più antica dell'attuale centro storico, intorno alla chiesa matrice), prospiciente un altro laghetto (l'attuale Largo Porta Grande) e fondarono una chiesa non più dedicata a San Magno, ma al Pontefice romano San Leone Magno. Rapidamente la comunità divenne una piccola Università, come attestano la documentazione sveva e angioina del monastero di Conversano. Nel 1267 la città passò sotto la giurisdizione civile ed ecclesiastica delle badesse conversanesi e alla contea di Conversano appartenne per lungo tempo passando, a metà quattrocento, nelle mani di Giovanni Antonio Orsini del Balzo (1440-1456) e in seguito, in quanto dote matrimoniale della figlia, insieme al resto della contea di Conversano, ai conti Acquaviva, sotto i quali rimase fino al 1806. Nella metà del XIII secolo il nuovo casale incentrato sulla presenza della chiesa di S. Leone, edificato nel sito dell'attuale chiesa matrice, che conserva ben poco della redazione originaria, perché nel Quattrocento, sicuramente per esigenza legate all'accrescimento della popolazione, si decise di costruire una nuova chiesa, diventa sede di una piccola università. Nei pressi della chiesa c'erano due case che ospitavano una cantina e un frantoio oleario e mulino, sempre di proprietà del cenobio benedettino. Al di là del nucleo centrale, il casale doveva essere costituito da abitazioni private molto modeste, munite di pozzi e intervallate da orti. Il centro storico di questa città rispecchia la sua struttura urbana medievale con vie lastricate e tipiche case bianche (imbiancate di calce) e una forma a sviluppo circolare, che caratterizzerà l'abitato fino ai primi decenni del XVII secolo, con al centro (fisico ed ideale) la chiesa di S. Leone. Il nucleo medievale si distingue nettamente dal resto del centro, sviluppatosi dal Seicento all'Ottocento.
Notizie storico-critiche:
- La prima traccia documentaria di un vicus o locus Castellano risale al 901. Ma è probabile si trattasse di luogo campestre. Una certa concentrazione di dimore e una popolazione colonica stabile lasciano invece intendere i diplomi normanni dei conti di Conversano con cui nel 1098 il conte Goffredo, dona al Monastero di san Benedetto, ampia libertà; e insieme l’intera giurisdizione feudale sugli abitanti di Castellano, che egli aveva precedentemente donato insieme con un vasto territorio circostante. Goffredo, tra le altre cose, concedeva all’abate di San Benedetto, la facoltà di radunare gente, al fine di incrementare la famiglia colonica di Castellano. A seguito di contese tra Ruggero II e i Dinasti Normanni (tra cui i Conti di Conversano), Castellano dovette andare distrutta. Nel dicembre 1171, l’Abate Esustasio (che mirava a ripopolare il feudo di Castellano per goderne nuovamente le pingui rendite) dona la Chiesa di San Magno e le terre circostanti a due otrantini, Nicola e Costa, con favorevoli condizioni di vassallaggio. Ma Nicola e Costa erano solo i rappresentanti e procuratori di un gruppo di coloni, ben altrimenti folto e numeroso. Il solenne documento è l’atto di nascita dell’attuale comunità castellanese. Il ricostruito vicus prosperò rapidamente e si costituì in universitas. E’ da collocarsi in questo periodo la presunta venuta a Castellana di Federico II e la sua sosta d’una notte, sotto l’Olmo di Porta Grande, ormai inesistente (narrava un antico adagio che la città sarebbe divenuta famosa per l’Olmo di Porta Grande, per la Grave: unica caverna delle grotte ad essere già conosciuta perché comunicante con l’esterno, e per la giacca di mastro Natale: sfugge ai più di cosa si trattasse…). Pochi anni dopo, nel 1266, è invece il monastero di Conversano ad apparire totalmente abbandonato. Nel dicembre del 1266 Papa Clemente IV concede il monastero di Conversano, abbandonato, a un gruppo di monache cistercensi, fuggite dalla Morea (Grecia) per l’incalzare della conquista di Michele Paleologo e approdate a Brindisi. Alle monache il papa concesse tutta intera l’eredità monastica, nulla eccettuando, nemmeno la giurisdizione ecclesiastica. Così la badessa di San Benedetto di Conversano vide trasferita nella sua persona la potestà ordinaria sul clero e sul popolo di Castellano, diventandone prelata. E come tale si vide insignita dell’onore della mitra e del pastorale. Era nato il Monstrum Apuliae, lo stupore di Puglia. Tale giurisdizione quasi vescovile durò ininterrotta fino al 1810, quando fu abolita dalle leggi napoleoniche in merito alle soppressioni degli ordini monastici. Non così la giurisdizione feudale. Gestita dapprima dalle religiose, dal XIV secolo queste videro più conveniente procedere all’affitto della giurisdizione temporale sul casale di Castellano. Così fino al 1407, quando, a seguito di una intricata vicenda, si posero le premesse per il passaggio di Castellano in mani laiche. L’atto finale, sancito nel 1538, compensava il monastero con un semplice e modesto canone annuo. Ma anche i castellanesi non ebbero di che rallegrarsi. La vicenda che era stata promossa da loro, si volgeva fatalmente a loro danno. Finirono infatti nelle mani del duro principe di Taranto Giannantonio Orsini del Balzo (1440-1456). In quell’anno, insieme con il resto della contea di Conversano, Castellana costituì la dote di Caterina Orsini (figlia naturale del Del Balzo), che andò sposa a Giulio Antonio Acquaviva, duca d’Atri. Castellana rimase feudo degli Acquaviva fino alla eversione dalla feudalità, nel 1806. L’unica superstite opera difensiva è la torre rotonda detta impropriamente “castello”, in via Fratelli Bandiera, alla cui sommità si trova una curiosa scultura, detta La Castellana: secondo la tradizione, Maria de Castellana, insieme alle due figliole avrebbe trovato qui rifugio nei boschi, e qui poi si sarebbe trasferita dopo la morte del marito, il Castellano di Bari, dopo l’assalto dei Saraceni del 978. “Gli Acquaviva – scriveva il prof. Lanera – furono in genere padroni assai umani, molto migliori della media dei feudatari del Regno”. Anche questo contribuì a un benessere economico, di cui Castellana aveva potuto godere sin dai tempi di Nicola e Costa. Col tempo, quei coloni si trasformarono in piccoli proprietari; le loro terre diventarono territorio del Comune di Castellana. Dal ‘500 e per tutto il ‘600, il ‘700 e l’800, il territorio diventò uno straordinario vigneto. Ogni fondo si dotò di un palmento, ogni proprietario diventò produttore vinicolo. Altra produzione molto redditizia diventò quella del grano. Per far posto ai campi di coltivazione del grano e degli altri cereali si cominciò una notevole trasformazione del territorio. …E inondazioni Il disboscamento delle colline cominciò nel ‘600 e si concluse nel ‘700, quando si era cominciato a vedere l’effetto devastante delle acque pluviali che, non più trattenute dai boschi, precipitarono a valle e allagarono il paese, costruito attorno alla conca di Porta Grande, dov’erano scavati i grandi pozzi e le fogge per la riserva dell’acqua. Le alluvioni divennero frequenti (dieci solo tra il 1791 e il 1900). Causarono oltre a gravi danni, numerose vittime. Pose fine alle inondazioni la realizzazione del canalone a opera del Genio Civile (1911 – 1913, collegò le gravinelle alla gravina di San Jacopo).
Definizione Ambito Culturale:
- Dato non disponibile
- Centro Ricerche Castellana a cura di, Castellana Grotte e il suo territorio. Il cuore della Puglia,, ,1997
- Valeria Rosato, Valeria Rosato a cura di, Terra dei trulli e di Barsento. Guida Turistica e Culturale ai Paesi del Gal: Alberobello, Castellana Grotte, Gioia del Colle, Noci, Putignano, Sammichele di Bari, Volume unico, , Putignano: , 2014
- AA. VV., Tateo F. a cura di, La città e il suo poeta: Castellana, Carlo Francavilla, La città e il suo poeta: Castellana, Carlo Francavilla, , Manduria: , 1988
Scheda
- BABIS000421
Tipologia del bene
Tipo: Città
Funzione:
- Sacra/religiosa/culto
- Frequentazione
- Produttiva/lavorazione/artigianale
- Abitativa/residenziale
Condizione Giuridica
Proprietà mista pubblica/privata
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Tipo: Soprintendenze ambito archeologico
Ente: Sop. Archeologia Puglia
Ruolo: Tutela e valorizzazione
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Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: Tutela e valorizzazione
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Luogo di collocazione/localizzazione [è contenuto in] - Sito Pluristratificato
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elemento contenuto in - Sito Pluristratificato
Periodo:
- Età medievale (generico)
Motivazione:
- Bibliografia
- Conservato parzialmente
- Integro
Criterio di perimetrazione: Perimetrazione effettuata su rilievo da fotografia aerea.
Tipo Fruibilità: Aperto al pubblico