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Vito Zaza. Dal silenzio al Mistero. Viaggio nelle maternità violate

Una mostra di inediti dello scultore molfettese, realizzati tra il 2009 e il 2012, con un profondo intento sociale. L'artista analizza il tema della Maternità da un nuovo punto di vista.

Publication date: 04 Jun 2024

- MOLFETTA (BA)
- DAL 03/05/2024 AL 09/09/2024
- Gratuito

Promosso da: FeArt

"Vito Zaza, dal Silenzio al Mistero. Viaggio nelle maternità violate" è il titolo della nuova mostra temporanea promossa dal Museo diocesano di Molfetta. Composta di tre sezioni, comprende l'esposizione permanente delle sale Zaza dedicate a Mara e Diana con opere degli anni '80 e '90; i "Frammenti" ed i "Reperti", serie di grafiche colorate che ripercorrono il vissuto, a volte doloroso, ma ricco di speranza e di bellezza incomparabile; il "Silenzio", ovvero le 20 terracotte a indirizzo sociale.
Si tratta principalmente di 20 opere scultoree in terracotta che costituivano e costituiscono un percorso dalla duplice chiave di lettura: da un lato la scelta di attenzionare i drammi delle maternità nei "pianeti dimenticati" e, dall'altro, l'immersione in un labirinto che manifesta - e al contempo nasconde - la trasformazione avvenuta negli ultimi quindici anni della vita dello scultore. A seguito, infatti, della tragica scomparsa delle due figlie, Mara e Diana, si era ritirato presso la Trappa delle Tre Fontane a Roma in isolamento spirituale. La sala museale della Trappa divenne punto di arrivo di un duplice movimento: verso il cuore della comunità monastica e verso il cuore della società di oggi.
L'ispirazione a questa serie di opere viene da un articolo che Zaza aveva letto e chiosato come "importantissimo", un articolo della rivista Jesus (agosto 2009) a firma di Vittoria Pri-sciandaro, dal titolo "Una rete per le donne". È una rete internazionale - Talità Kum ('Alza-ti') - di religiose cattoliche che lottano contro il traffico di donne costrette a prostituirsi. Vito Zaza è colpito da un tale impegno di frontiera, che comporta non pochi rischi. La narrazione della giornalista coinvolge il diplomatico Luca Attanasio, che diverrà tristemente famoso perché ucciso in Congo nel 2017, e la scrittrice Patrizia Caiffa, impegnata a promuovere un'era di consapevolezza e di "responsabilità indiretta", cioè di un nuovo principio volto a rendere ogni essere umano responsabile del cambiamento del mondo. L'artista è scosso dalla vastità del fenomeno, che si aggrava in occasione di eventi internazionali come Olimpiadi e mondiali di calcio, e che coinvolge trasversalmente Paesi di tutte le latitudini. L'articolo cita Taiwan, Messico, Afghanistan, Tailandia, India, Guatemala, Sudafrica, Australia. La tratta di esseri umani lo impressiona fortemente e lo spinge a tirar fuori tutta la sua carica passionale e tramutando la sua arte in impegno sociale.
Zaza aveva immaginato ogni aspetto di questa mostra, suo lascito al futuro, quasi consapevole di non poter essere in grado di vederla realizzata, ma per la quale aveva già suggerito, insieme ai suoi più stretti collaboratori e amici, il titolo da adottare: il silenzio, perché quella è la voce di Dio, ma anche, nel suo essere un progetto umanitario, il dover dar voce a chi una voce non ce l'ha, a chi sta in silenzio, ma in quel silenzio urla.
L'esposizione, dal 3 maggio all'8 settembre 2024, ha luogo nei nuovi ambienti del Museo diocesano di Molfetta, recentemente acquisiti alla struttura museale diocesana e già oggetto di pregevoli iniziative nei mesi scorsi, ed è promossa dalla ati "Arte in Arte" di cui la FeArT società cooperativa è capogruppo e coordinatrice dei servizi, con il contributo critico della prof.ssa Anna D'Elia, già docente presso l'Accademia di Belle Arti di Bari.
Ad impreziosire l'esposizione delle opere di Zaza i contributi artistici di Roberto Lusito, fotografo molfettese di grande sensibilità, e di Enzo Quarto, giornalista e volto noto della televisione regionale, autore dei testi poetici pensati per guidare lo spettatore alla fruizione delle opere.
L'ingresso è gratuito negli orari di apertura istituzionali del Museo.

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