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In età moderna polo di attrazione è sempre la chiesa di S. Leone. L’abitato si sviluppa a partire dalla chiesa, secondo uno schema di cerchi concentrici, in una più vasta cerchia concentrica a quella trecentesca, meno estesa a sud, più pronunciata a est. In questa zona sorgeva anche il sedile, la sede dell’università di Castellana. Il sistema difensivo era costituito da un modesto fossato e da una cortina muraria, nella quale si aprivano più porte, munita di torri. Nell’abitato tra le case basse e le case “palazziate” persistevano spazi non edificati (giardini e orti). In via Macerasa si conservano i resti della muraglia che cingeva la città. In via fratelli Bandiera sussiste la torre nuova, detta “castello”, bastione circolare di difesa, arrivato intatto sino a noi. L’ingresso esterno è moderno e fu ricavato quando la torre fu trasformata in abitazione. Una delle porte di accesso alla città si chiamava Porta della Gabella e si apriva nella muraglia che fino al 1792 cingeva il paese, la porta prendeva il nome di gabella, la tassa che si pagava per la molitura del grano. Qui erano infatti alloggiati i mulini pubblici che producevano la farina per panificare e a breve distanza c’era un forno. La muraglia è andata perduta, adesso rimangono idealmente delle case che ne suggeriscono l’andamento proprio perché sono nate sui resti delle mura e del fossato che da porta della gabella andava verso sud, collegando Porta Nuova, Porta delle Olive e Porta Pèntimi, da un lato, mentre dal lato opposto scendevano verso la torre nuova, un bastione cilindrico comunemente ed impropriamente detto “il castello”, che fungeva da baluardo nelle mura che chiudevano l’abitato a Nord-est, fino a porta grande. Altre due porte si aggiunsero in epoca successiva per l’espansione del nucleo abitato e quindi per un allargamento della cerchia muraria. Una venne “spostata”, ai primi del Settecento, parecchio più avanti ma continua a chiamarsi Porta delle Olive, lo stesso accadde per porta del Caroseno, detta anche Porta della Frascina. Il notevole incremento demografico di fine Cinquecento porterà al rapido utilizzo degli spazi edificabili interni all’abitato, all’allargamento dello stesso al di là della cinta muraria, con la formazione nel secolo XVII del Borgo vecchio di San Francesco d’Assisi, e delle prime case del borgo nuovo di S. Maria di Carosino e alla formazione di nuove vie rettilinee di accesso al centro urbano e di comunicazione con l’entroterra. Nei due borghi, le case disposte sempre a schiera, si sarebbero fronteggiate ordinatamente su strade parallele. Gli sbocchi delle strade nella campagna sarebbero stati sbarrati da tratti di solida muraglia. Lo sviluppo urbano di Castellana nel Seicento e nel Settecento sarebbe stato caratterizzato dalla quadratura dell’abitato, visibile sia a sud che ad est. Alla fine del XVI secolo fino a tutto l’Ottocento, il paesaggio agrario fu modificato con l’impianto di un immenso vigneto, colpito poi da una infestazione fillosserica, agli inizi del Novecento, fu reimpiantato in parte, oggi praticamente scomparso. Alla fine del secolo XVII appartiene invece un’altra notevole trasformazione agraria che influenzò l’urbanistica: l’estensione della coltura dei cereali, a scapito di macchia e bosco, destinata a soddisfare il crescente consumo interno. A fine Settecento tale trasformazione era in pieno sviluppo e si protrasse fino a fine Ottocento. Il disboscamento però causò anche numerose alluvioni, che colpirono la regione più bassa dell’abitato castellanese, situata in una conca carsica, senza sbocchi. Si segnalano le alluvioni del 1741 e del 1784 e del 1896. Un segno evidente della presenza nobiliare è riscontrabile nella cospicua presenza di palazzi gentilizi del XVII e del XVIII secolo, edificati nel centro storico (Palazzo Cardone, Palazzo Romanelli, palazzo Longo, ora Giampietro-Mancini, Palazzo Sgobba). Numerose le chiese e i conventi eretti tra Seicento e Settecento. Del 1651 è la chiesa di San Francesco d’Assisi, che insieme all’annesso convento apparteneva ai frati conventuali, riutilizzata ora come Palazzo di Città, sorta probabilmente su una precedente chiesa dedicata all’Annunziata, già nota nel 1370. Il complesso monumentale di San Francesco da Paola con annesso convento di S. Lucia fu eretto dai Frati Paolotti nel 1614, su un’area che già ospitava una chiesa dedicata a S. Lucia, eretta nel 1440. Riedificata nel 1655, la chiesetta dedicata ai santi Nicola e Onofrio. Alla fine del Seicento risale la chiesetta di S. Leonardo. Del 1691 è la chiesa, costruita su una chiesa più antica, di Santa Maria della Vetrana, ubicata sulla collinetta che domina tutto l’abitato di Castellana, con il convento annesso degli Alcantarini del 1712. Nel 1704 fu costruita dai confratelli del Rosario la chiesa dedicata alla madonna del Rosario, denominata oggi di Santa Rosa, ubicata al di fuori delle mura settecentesche, nella parte bassa della città. Di fine Settecento è la chiesa di Santa Maria del Caroseno, ubicata in via Roma, già caratterizzata da numerose case e palazzi signorili del XVIII secolo. Del Settecento è anche la chiesa di santa Maria del Suffragio, comunemente denominata del Purgatorio. Costruita nel 1789 è la chiesa dell’Immacolata, ad opera dalla Confraternita della SS. Trinità che per i dissapori con i frati conventuali lasciò la chiesa di S. Francesco.
Historical-critical news:
- La prima traccia documentaria di un vicus o locus Castellano risale al 901. Ma è probabile si trattasse di luogo campestre. Una certa concentrazione di dimore e una popolazione colonica stabile lasciano invece intendere i diplomi normanni dei conti di Conversano con cui nel 1098 il conte Goffredo, dona al Monastero di san Benedetto, ampia libertà; e insieme l’intera giurisdizione feudale sugli abitanti di Castellano, che egli aveva precedentemente donato insieme con un vasto territorio circostante. Goffredo, tra le altre cose, concedeva all’abate di San Benedetto, la facoltà di radunare gente, al fine di incrementare la famiglia colonica di Castellano. A seguito di contese tra Ruggero II e i Dinasti Normanni (tra cui i Conti di Conversano), Castellano dovette andare distrutta. Nel dicembre 1171, l’Abate Esustasio (che mirava a ripopolare il feudo di Castellano per goderne nuovamente le pingui rendite) dona la Chiesa di San Magno e le terre circostanti a due otrantini, Nicola e Costa, con favorevoli condizioni di vassallaggio. Ma Nicola e Costa erano solo i rappresentanti e procuratori di un gruppo di coloni, ben altrimenti folto e numeroso. Il solenne documento è l’atto di nascita dell’attuale comunità castellanese. Il ricostruito vicus prosperò rapidamente e si costituì in universitas. E’ da collocarsi in questo periodo la presunta venuta a Castellana di Federico II e la sua sosta d’una notte, sotto l’Olmo di Porta Grande, ormai inesistente (narrava un antico adagio che la città sarebbe divenuta famosa per l’Olmo di Porta Grande, per la Grave: unica caverna delle grotte ad essere già conosciuta perché comunicante con l’esterno, e per la giacca di mastro Natale: sfugge ai più di cosa si trattasse…). Pochi anni dopo, nel 1266, è invece il monastero di Conversano ad apparire totalmente abbandonato. Nel dicembre del 1266 Papa Clemente IV concede il monastero di Conversano, abbandonato, a un gruppo di monache cistercensi, fuggite dalla Morea (Grecia) per l’incalzare della conquista di Michele Paleologo e approdate a Brindisi. Alle monache il papa concesse tutta intera l’eredità monastica, nulla eccettuando, nemmeno la giurisdizione ecclesiastica. Così la badessa di San Benedetto di Conversano vide trasferita nella sua persona la potestà ordinaria sul clero e sul popolo di Castellano, diventandone prelata. E come tale si vide insignita dell’onore della mitra e del pastorale. Era nato il Monstrum Apuliae, lo stupore di Puglia. Tale giurisdizione quasi vescovile durò ininterrotta fino al 1810, quando fu abolita dalle leggi napoleoniche in merito alle soppressioni degli ordini monastici. Non così la giurisdizione feudale. Gestita dapprima dalle religiose, dal XIV secolo queste videro più conveniente procedere all’affitto della giurisdizione temporale sul casale di Castellano. Così fino al 1407, quando, a seguito di una intricata vicenda, si posero le premesse per il passaggio di Castellano in mani laiche. L’atto finale, sancito nel 1538, compensava il monastero con un semplice e modesto canone annuo. Ma anche i castellanesi non ebbero di che rallegrarsi. La vicenda che era stata promossa da loro, si volgeva fatalmente a loro danno. Finirono infatti nelle mani del duro principe di Taranto Giannantonio Orsini del Balzo (1440-1456). In quell’anno, insieme con il resto della contea di Conversano, Castellana costituì la dote di Caterina Orsini (figlia naturale del Del Balzo), che andò sposa a Giulio Antonio Acquaviva, duca d’Atri. Castellana rimase feudo degli Acquaviva fino alla eversione dalla feudalità, nel 1806. L’unica superstite opera difensiva è la torre rotonda detta impropriamente “castello”, in via Fratelli Bandiera, alla cui sommità si trova una curiosa scultura, detta La Castellana: secondo la tradizione, Maria de Castellana, insieme alle due figliole avrebbe trovato qui rifugio nei boschi, e qui poi si sarebbe trasferita dopo la morte del marito, il Castellano di Bari, dopo l’assalto dei Saraceni del 978.
Cultural Area Definition:
- Dato non disponibile
- Centro Ricerche Castellana a cura di, Castellana Grotte e il suo territorio. Il cuore della Puglia,, ,1997
- Valeria Rosato, Valeria Rosato a cura di, Terra dei trulli e di Barsento. Guida Turistica e Culturale ai Paesi del Gal: Alberobello, Castellana Grotte, Gioia del Colle, Noci, Putignano, Sammichele di Bari, Volume unico, , Putignano: , 2014
- AA. VV., Tateo F. a cura di, La città e il suo poeta: Castellana, Carlo Francavilla, La città e il suo poeta: Castellana, Carlo Francavilla, , Manduria: , 1988
Card
- BABIS000095
Type of good
Type: Città
Function:
- Sacra/religiosa/culto
- Frequentazione
- Produttiva/lavorazione/artigianale
- Abitativa/residenziale
Legal Condition
Proprietà mista pubblica/privata
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Type: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Body: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Role: Tutela e valorizzazione
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Period:
- Età moderna (XVI -XVIII secolo)
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- Bibliografia
- Conservato parzialmente
- Integro
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