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Il complesso episcopale della Cattedrale di Trani, uno dei più raffinati e armoniosi edifici del romanico pugliese, è costituito dalla sovrapposizione e giustapposizione di più edifici e riutilizza, modificandoli, anche alcuni ambienti preesistenti alla chiesa romanica, il cui cantiere fu avviato nel 1099 - in seguito alla canonizzazione di San Nicola Pellegrino - e portato a termine, senza il campanile, nel 1143.
Il complesso si compone di una chiesa superiore, dedicata a San Nicola Pellegrino, accessibile grazie a una imponente scalinata antistante l'edificio, e da tre ambiente collocati al piano inferiore: la chiesa di Santa Maria, detta anche cripta longitudinale o più propriamente chiesa inferiore, la cripta vera e propria, dedicata al santo, e il sacello ipogeo preesistente, dedicato a San Leucio. A questi ambienti va aggiunto i resti della primitiva chiesa paleocristiana, realizzata tra la fine del V e l'inizio del VI secolo e poi distrutta per far posto al primitivo edificio medievale di Santa Maria, che ne reimpiega alcuni materiali. Completa il complesso l'elevato campanile "passante" realizzato a destra della facciata e completato da Nicolaus sacerdos e protomagister intorno alla metà del 1200.
La chiesa costituisce nel suo insieme un grande edificio-reliquiario concepito come un santuario di pellegrinaggio che perfeziona la sperimentazione operata nel prototipo nicolaiano barese, di cui adotta l'impianto iconografico e la scelta in elevato della percorribilità con i matronei, ma dal quale si discosta per una impostazione generale più monumentale (visibile anche nella scelta di inglobare più edifici in un'unica struttura) e per alcuni dettagli di non scarso peso sul piano visivo quali le absidi terminali a vista.
L'arredo e la suppellettile liturgica dell'edificio dovette certamente essere all'altezza dell'armonioso insieme architettonico, e la qualità del decoro plastico esterno consente di ipotizzare un'elevata fattura anche per l'interno, di cui resta molto poco dopo la stagione barocca, devastata peraltro dai restauri in stile di primo Novecento. Alla perdita generale sono scampati alcuni brani del mosaico pavimentale, attribuibile alla bottega salentina del monaco Pantaleone che aveva lavorato entro il 1165 al pavimento musivo della cattedrale di Otranto, e la straordinaria porta bronzea, posta in opera intorno al 1189-1190 da Barisano da Trani.
Data ultimo aggiornamento: 01/04/2020