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Lucera medievale occupa il medesimo sito dell’insediamento, sorto in epoca preromana e divenuto prima colonia latina (314 a.C.), poi municipium (dopo la guerra sociale), situato in posizione felice su tre alture che si ergono a ovest della piana del Tavoliere, lungo la via Aecae-Sipontum. Essa costituisce una delle più antiche sedi vescovili attestate in Daunia, come risulta da due epistole di papa Gelasio I (datate 493 e 494), ma le sue origini risultano incerte perché il collegamento alla diocesi lucerina dei primi quattro vescovi noti da fonti agiografiche (Basso, Pardo, Giovanni, Marco) non è comprovato storicamente. Alla fine del V secolo è documentata l’esistenza di un monasterium sito fuori le mura, con annesso un edificio di culto. Da un testo agiografico redatto fra X e XI secolo, la Vita sancti Pardi, si apprende, inoltre, che a quel tempo erano presenti, presso le mura, la chiesa episcopale ed il battistero, probabilmente abbandonati dopo il 663. Dalla chiesa provengono due frammenti musivi dello stesso pavimento (databili al V-VI secolo), con un motivo geometrico a meandri e losanghe, recanti iscrizioni dedicatorie dei committenti (Massima, Vittorio e Giusta). L’impianto urbano romano, in epoca tardo antica si era contratto e, dopo la distruzione della città ad opera di Costante II, per la prima volta, si produsse una cesura del processo insediativo della città, che iniziò progressivamente a cancellare l’impianto d’origine romana, lasciando lo spazio allo sviluppo del centro medievale. Durante la dominazione longobarda, Lucera fu sede di gastaldato: alcune iscrizioni lapidarie risalenti a tale epoca vennero poi reimpiegate nel palatium federiciano. La città fu riconquistata dai Bizantini, alla fine del X secolo, ed entrò a far parte del programma di fortificazione del limes occidentale voluto dal catapano Basilio Boioannes. In epoca federiciana la città tornò a rivestire un ruolo di una certa rilevanza, sia dal punto di vita demografico, sia da quello economico, grazie al trasferimento di colonie saracene dalla Sicilia e dalla Tunisia (tra 1233 e 1246). L’imperatore, inoltre, fece costruire un palazzo all’interno delle mura, in posizione elevata rispetto all’abitato –nella zona poi occupata dalla rocca angioina –riccamente ornato: risulta, infatti, che Federico II vi fece trasportare statue antiche da Napoli (1240) e dall’abbazia di Grottaferrata (1242). Di questo palazzo, che aveva l’aspetto di una larga torre quadrata a tre piani, di cui alcuni ruderi erano ancora visibili nel XVIII secolo, non rimane attualmente che la traccia dei suoi muri perimetrali, insieme a frammenti di sculture, ceramiche e vetri, rinvenuti in vari saggi di scavo, operati nell’area della fortezza, ed ora conservati presso il museo civico “G. Fiorelli”. La cattedrale, nel 1238, risultava in rovina e, per quanto ne avesse dato formale disposizione, Federico II non procedette mai al suo restauro. La città subì un radicale cambiamento dopo il passaggio sotto il dominio angioino: in seguito all’intervento di Giovanni Pipino da Barletta, la colonia saracena fu eliminata (1300), mentre fu favorito il trasferimento di coloni dalle regioni vicine e dalla Provenza. Fu creata una netta separazione fra il Monte Albano, dove sorgeva la fortezza, con un nuovo palazzo e la cappella regia, e la restante area abitativa. Carlo II fondò la nuova cattedrale (lo stemma angioino appare sia al di sopra del portale centrale, sia sulla chiave di volta delle absidi) dedicata a Santa Maria (questo è anche il nome con il quale venne formalmente ribattezzata la città) insieme alla chiesa di San Francesco. All’iniziativa angioina va ascritta anche la costruzione della chiesa di San Domenico e del monastero di San Bartolomeo, i quali non conservano la facies medievale, a causa di pesanti rifacimenti moderni. La cattedrale fu edificata rapidamente tra 1300 e 1311, riutilizzando materiale di spoglio già conservato presso la fortezza, in parte proveniente dal palatium federiciano. Non è possibile stabilire se la notizia della sua costruzione sul sito della moschea musulmana sia veritiera o, piuttosto, sia frutto della propaganda angioina anti-saracena. La pianta presenta tre navate, che si raccordano ad un breve transetto mediante un ampio arco trionfale ogivale, come l’arco absidale e quelli che immettono nelle due navate laterali: le absidi sono aggettanti ed hanno pianta poligonale (caratteristica ripresa dalle chiese napoletane di fondazione angioina, che non ne implica una stanca ripetizione, bensì si configura come uno stile peculiare sobrio, nitido e possente). Altro elemento distintivo ed eccentrico rispetto alla maggioranza degli altri edifici medievali della Capitanata è la struttura muraria in laterizi. La facciata è animata da tre portali: quello centrale, più sontuoso, presenta colonne antiche di reimpiego e sembra rimaneggiato con l’aggiunta di elementi scultorei non originari, forse provenienti da arredi o monumenti funerari. Il campanile, rimasto a lungo incompiuto, fu terminato dal vescovo Pietro de Petris nel 1567. L’absidiola destra ospita sia l’unico brano affrescato superstite che rappresenta un Cristo in Pietà a mezzo busto eretto sul sarcofago scoperchiato affiancato da due piccoli angeli reggenti il sudario (databile al XIV secolo), sia il celebre gisant –proveniente da uno smembrato monumento funerario trecentesco attribuito, arbitrariamente, a Carlo II d’Angiò o a Giovanni Pipino da Barletta. La chiesa di San Francesco rappresenta uno dei primi casi in Puglia di edilizia religiosa esemplata sui nuovi stilemi di marca minorita, è mononave con un impianto molto allungato longitudinalmente, desinente in un’abside poligonale ed ha le cortine murarie in laterizi. La decorazione plastica si concentra in pochi punti della fabbrica: nel portale maggiore, in quello aperto sul lato destro, nella serie di agili monofore ogivali lungo le pareti laterali e nello spiccato dell’abside, nella zona presbiteriale. Quest’ultima risulta certamente la più sontuosa: l’abside è coperta da una volta a ombrello esapartita, poggiante su capitelli l’uno diverso dall’altro, caratterizzati da motivi vegetali, così come la chiave di volta. Un altro elemento desunto dal gotico francese è la piscina (una sorta di edicola legata alle necessità liturgiche del celebrante) situata a destra dell’abside. Nel coro si trova una serie di affreschi medievali di fattura raffinata da scandire in diverse fasi: sono presenti sia isolate scene cristologiche (Crocifissione, Annunciazione), sia una raffigurazione della Madonna con il Bambino fra santi francescani (che funge da pala per l’altare maggiore), sia vari santi (Caterina d’Alessandria, Margherita, Antonio Abate, papa Urbano V). Al 1555 risale la tomba di Giovannella Falcone e del marito Antonio Santa y de Paglias, riutilizzata come pulpito; gli altari in pietra addossati alle pareti furono, invece, aggiunti nel XVIII secolo .
- Lucera tra Tardoantico e Alto Medioevo , Atti XVIII Convegno sulla storia del cristianesimo, , Lucera: , 1987
- Campione A., Nuzzo D., La Daunia alle origini cristiane Bari: , 1999
- Falla Castelfranchi M., Bertelli G. a cura di, La chiesa di San Pietro a Otranto, Puglia preromanica. Dal V secolo agli inizi dell'XI, , Bari: , 2004
- Bruzelius C., Le pietre di Napoli. L’architettura religiosa nell’Italia angioina, 1266-1343 Roma: , 2005
- Antonacci Sanpaolo E. a cura di, Lucera. Topografia storica, archeologia, arte, Lucera. Topografia storica, archeologia, arte, , Bari: Adda Editore, 1999
- Licinio R., voce "Lucera", Enciclopedia Federiciana, , Roma: , 2005
Scheda
- FGBIS004187
Tipologia del bene
Tipo: Città
Funzione:
- Sacra/religiosa/culto
- Produttiva/lavorazione/artigianale
- Abitativa/residenziale
Condizione Giuridica
Proprietà mista pubblica/privata
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Tipo: Soprintendenze ambito archeologico
Ente: Sop. Archeologia Puglia
Ruolo: tutela
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Tipo: Soprintendenze ambito architettura-belle arti-paesaggio
Ente: Sop. Belle Arti BA-BAT-FG
Ruolo: Tutela e valorizzazione
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elemento contenuto in - Sito Pluristratificato
Periodo:
- Età tardoantica (IV -VI sec. d.C.)
- Basso Medioevo (XI-XV secolo)
- Alto Medioevo (VII-X secolo)
Motivazione:
- Bibliografia
- Conservato parzialmente
- Distrutto
- Restaurato
Criterio di perimetrazione: La perimetrazione è stata effettuata sulla base delle informazioni bibliografiche
Tipo Fruibilità: Aperto al pubblico